Società di Studi Storici, si cambia: direzione più giovane e più femminile, Bonazza lascia
Analisi: la storia non interessa ai politici e a chi potrebbe finanziare la ricerca. Svolgimento: presenza sul web, età media abbassata, più interesse verso la storia dell’arte
TRENTO. A cosa servirà la storia negli anni Venti? A mettere in dubbio certezze e semplificazioni, come ha fatto negli ultimi decenni, o a sostenere grandi battaglie ideali, come sembrano suggerire gli sviluppi degli ultimi anni e mesi?Con questa domanda, che è anche un lascito ideale a chi porterà avanti l'impegno volontario e culturale della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, si è chiusa la relazione del presidente uscente Marcello Bonazza. Che nella sua relazione ha riferito delle cose fatte nell'ultimo anno, allargando infine lo sguardo ai dodici anni della sua presidenza.
Ricchi - grazie all'impegno collettivo di un grande numero di soci e socie - di iniziative scientifiche e di sperimentazioni comunicative, ma anche densi di ordinaria amministrazione, necessaria per lasciare un'associazione ordinata e in grado di proseguire serenamente le sue attività.Studi Trentini è oggi presente su internet, sui social e su YouTube, con un canale dedicato che raccoglie le registrazione delle sue attività. Ha sfruttato il web durante la pandemia organizzando quindici conversazioni, intitolate «W il lunedì», nelle quali si è parlato di tutto.
Escono regolarmente le due riviste, «Studi Trentini. Storia» e «Studi Trentini. Arte», che hanno presentato nell'ultimo anno sezioni di straordinario interesse sul pittore Marcello Fogolino, su Cesare Battisti, sui Thun e sulla musica sacra
. Restano agli atti iniziative importanti come quella dedicata agli Arrivi, vale a dire all'immigrazione verso il territorio trentino dalla preistoria al presente. O la mostra del 2014 sull'Ultimo giorno di pace, che ha inaugurato il lungo anniversario della Grande Guerra in Trentino. O ancora, di recente, la serie tivù «Tra le pagine della storia», prodotta da HistoryLab, che racconta in cinque puntate la vicenda (a modo suo entusiasmante) degli storici trentini dal primo dopoguerra al giorno d'oggi.
Tutto in ordine, dunque? Non proprio: l'appeal della storia presso chi governa la cosa pubblica e l'economia è da tempo prossimo allo zero. Le possibilità di finanziamento sono limitate e sempre legate al fare, mai all'essere: in pratica si "compra il prodotto", se interessa, ma raramente si premia l'impegno in quanto tale.
La risposta del pubblico, in un mercato intasato di prodotti librari, è a dir poco flemmatica.Tante opportunità, dunque, qualche criticità.
Soprattutto, una riflessione da portare avanti fiutando il vento della storia.
Questo sarà il compito della Società di Studi Trentini, arricchita oggi dall'innesto di tre nuovi soci: lo storico dell'arte Pietro Delpero, la direttrice dell'Archivio di Stato di Trento, Roberta Fossali, e lo storico della comunicazione Massimo Rospocher.
E, soprattutto, guidata da una Direzione nuova di zecca, che resterà in carica per il prossimo triennio e sarà formata da Francesca Brunet, Emanuele Curzel, Italo Franceschini, Luca Gabrielli, Walter Landi, Cinzia Lorandini, Stefano Malfatti, Katia Occhi, Chiara Radice, Giuseppe Saba, Luica Siracusano, Michele Toss e Sara Zanatta. Con loro i revisori dei conti Andrea Bonoldi, Marina Garbellotti, Katia Pizzini.
Una Direzione giovane, i cui componenti più anziani hanno 55 anni. Più al femminile che in passato, con cinque studiose di diversa estrazione ed esperienza. Orientato verso la storia dell'arte, con una presenza nel team di quattro esponenti del settore. Attento ai nuovi linguaggi, con l'ingresso di consiglieri esperti in televisione e social.
La neoeletta Direzione si riunirà a breve per definire al suo interno le cariche sociali, a partire dal nuovo presidente. A lui e ai suoi collaboratori la risposta alla domanda in apertura.