Massimo Polidoro: «Complotti, maghi e fake news hanno dei risvolti biologici»
Parla il noto studioso e divulgatore, segretario del Cicap, che ieri sera è stato protagonista di un incontro della rassegna “Scienza Underground” al Muse di Trento. «Abituare le persone a ragionare secondo il metodo scientifico può fare da argine alle pseudoscienze»
TRENTO. Complotti, maghi, fattucchiere e improbabili fenomeni scientifici. Di tutto questo ha parlato ieri sera, al Muse di Trento, Massimo Polidoro scrittore, divulgatore e segretario del Cicap.
Era il primo dei quattro appuntamenti per la rassegna “Scienza Underground” che si inserisce nell'iniziativa “Muse fuori orario”(vedi articolo in basso).
In questa intervista Polidoro, divulgatore e segretario del Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze) di cui a breve uscirà il nuovo libro "La scienza dell'incredibile", traccia alcune delle coordinate del suo intervento.
Massimo Polidoro, il suo intervento si muove fra "Scienza insolita, complotti e misteri".
«È un po’ l’argomento di cui mi occupo da tre decenni. La cosa interessante, che è anche al centro del nuovo libro che esce il 28 marzo per Feltrinelli e che si intitola “La scienza dell’incredibile”. Negli ultimi anni c’è stato un aumento molto importante delle ricerche scientifiche volte a capire come mai crediamo ai complotti o alle fake news. C’è un’attrazione molto forte verso notizie false, sbagliate o manipolate e quando ci viene spiegato che non sono vere, spesso ci rifiutiamo di accettarlo. È da qui che parte la mia idea».
Da dove arriva questo rifiuto?
«Ci sono tanti motivi ma quello più affascinante che viene fuori dalle ricerche che ho fatto per il libro è una risposta biologica, di tipo evolutivo, nel senso che la capacità della razza umana di trovare relazioni di cause-effetto tra le cose spesso ci aiuta a cavarcela nelle situazioni più diverse ma ci può anche portare fuori strada perchè ci fa vedere collegamenti che non ci sono.
Anticamente era importante avere questa reazione perchè faceva la differenza tra l’estinzione e avere dei discendenti. Ora però non viviamo più in situazioni estreme ma la biologia ha dei ritmi diversi: in cinquemila anni siamo passati dalle caverne allo spazio ma il nostro cervello è ancora quello dei nostri antenati paleolitici».
Per molti la responsabilità di amplificare certe teorie dei complotti improbabilissimi è del web dove ognuno può dire la sua.
«I complotti, veri o presunti, ci sono sempre stati, fin dall’epoca romana abbiamo notizie di congiure, basti pensare a Giulio Cesare. Il problema però è chi li vede dappertutto. Il web non li crea ma di sicuro ne facilita la diffusione e li amplifica perchè tutti hanno accesso per dire la propria opinione a differenza di quello che avveniva con altri media come i giornali o la televisione. Si creano dei movimenti d’opinione che possono avere degli impatti anche molto negativi sulla società».
Milioni di italiani si affidano a maghi e occultisti: un giro d’affari da oltre 8 miliardi cresciuto del 500% dall’avvento della crisi economica.
«Gli affari di maghi, veggenti o astrologi vanno molto bene nei periodi di incertezza ed è chiaro che noi stiamo vivendo un periodo di alta incertezza con crisi sanitaria, economica e una guerra in corso. Sono tanti i motivi che non ci fanno stare allegri e chi promette risposte semplici o che dice di vedere il futuro ha successo oggi come migliaia di anni fa accadeva con gli aruspici o gli indovini. Questa esigenza, questo bisogno di avere delle sicurezze ci accompagna da sempre. E’ chiaro che le risposte che danno queste persone lasciano il tempo che trovano ma hanno l’effetto di calmare chi crede in queste cose».
Questo, come lei sottolinea, avviene fin dall'antichità: si potrebbe dire che per molte persone è una necessità e che non fanno male a nessuno.
«Bisogna capirci ed essere chiari: non fa male a nessuno a meno che la persona coinvolta non abbia delle responsabilità che riguardano la collettività. Ad esempio il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan fissava gli incontri sulla base dei responsi astrologici e anche in altri Paesi sono avvenute cose del genere. Questo diventa un problema perchè appunto non è una scelta privata ma che riguarda tutti nelle eventuali conseguenze».
Un tema molto delicato è quello che si lega alla religione: ultimo esempio è quello delle presunte lacrime della Madonna di Trevignano.
«Il discrimine sta tutto nell’oggettività delle cose: se si tratta di una scelta personale, di una spinta a credere per una fede è una qualcosa di soggettivo. Ben diverso è dire che una statua di gesso si è messa a piangere lacrime di sangue autentiche.
Questo è un fenomeno oggettivo che si può indagare con gli strumenti della scienza. L’esperienza del Cicap in tanti decenni ci dimostra che a volte è un fenomeno frainteso: è successo che le lacrime si siano rivelate gocce di ruggine che cadevano dalla trave che c’era sopra, altre volte invece qualcuno ha sporcato volontariamente la statua»
Siamo nel 2023 ma le cosiddette pseudoscienze non sembrano arretrare: il Cicap come la prende?
«Siamo consapevoli di questo bisogno radicato nelle persone e vogliamo aiutare a dare strumenti per sviluppare un senso critico, soprattutto nei ragazzi perchè se si abituano a ragionare, a chiedere prove, a valutare i fatti al di là delle opinioni possono costruire un atteggiamento che li accompagnerà per tutta la vita. A scuola insegnano le scienze ma si dà poco spazio al metodo, invece abituare le persone a ragionare secondo il metodo scientifico può fare da argine alle pseudoscienze».
Fra le vostre iniziative quella di venerdì 17 marzo, con la Giornata anti superstizione per dimostrare che certe credenze fanno male specie a chi ci crede.
«È stato un po’ un gioco ma è servito per spiegare che tante superstizioni sono il retaggio di credenze antiche dove l’effetto esiste solo per chi vuole crederci. Abbiamo la scala aperta, lo specchio da rompere, il sale da buttare, tutte cose che vengono considerate malauguranti ma che se le fai non succede niente e questo è un modo per sfatare un po’ questi miti».
A Padova dal 13 al 25 ottobre, nel ricordo di Piero Angela fondatore del Cicap, torna il vostro festival “Facciamo la nostra parte".
«Il titolo riprende l’ultima frase che Piero Angela ha lasciato al suo pubblico «Ho fatto la mia parte, ora tocca a voi» e noi vogliamo proprio iniziare a fare la nostra».