Sanremo, Jannacci e Massini raccontano le morti bianche, volti che diventano «musica nel vento»
Con il brano recitato e cantato “L’uomo nel lampo”, hanno spezzato la competizione canora della terza serata sanremese per portare una denuncia sociale. Il drammaturgo: «L’amore è stato declinato in tutte le forme possibili, qui, ma si è parlato troppo poco dei nostri diritti, che ci spettano»
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SANREMO. Durante la terza serata del 74esimo Festival di Sanremo, Paolo Jannacci (musicista, cantautore, figlio d’arte) e Stefano Massini (scrittore e drammaturgo, unico italiano ad aver conquistato un Tony Award, il “premio Oscar” del teatro americano) hanno spezzato la competizione canora per portare un brano inedito di denuncia sociale dedicato alle morti bianche, ovvero i decessi avvenuti sui luoghi di lavoro.
La coppia di artisti, nota sulla scena teatrale con lo spettacolo “Storie”, ha scritto “L’uomo nel lampo”, di fatto un testo recitato richiamando alla mente quanto fece Faletti sulle stragi di mafia. «Il lavoro è un diritto che non prevede la morte e proteggere i lavoratori è un dovere» ha detto Amadeus. Nel 2023 1.485 persone sono morte sul lavoro «senza che interessino a nessuno», aveva detto stamane Massini durante la conferenza stampa.
Sul palco dell’Ariston, le parole di Stefano Massini: «In questi giorni qui a Sanremo è normale riflettere sul Festival della Canzone Italiana, con tutte le sue canzoni, tantissime quelle d’amore. L’amore è stato declinato in tutte le forme possibili ma non si parla mai di un amore fondamentale: quello per i nostri diritti, che ci spettano, chiunque tu sia. Ognuno di noi nella vita ha ciò che lo qualifica e identifica, ma anche dei diritti che stanno alla base di una parola, una parola importante. In un mondo in cui tutto è retorica, vorrei che questa parola risuonasse davanti a tutti: dignità. Viva la dignità».
Di seguito il testo della canzone “L’uomo nel lampo”:
Sono io Michè, questa voce lontana
Dicono, sai la vita è strana
Ma più che strana è proprio bastarda
Ed io lo so perché mi riguarda
Da quando il mio filo si è rotto
Sono una foto appesa in salotto
E in quella foto oltretutto...
Ma dai Michè son così brutto
Occhi chiusi, viso scuro...
Che se mi avessero detto giuro
Questa foto resterà di te
Accidenti Michè, mi sarei messo in posa
1,2,3, flash, perfetto
Sono io, sì, sono l'uomo di cui ti hanno detto
Che un lampo mi portò via
E di me non resta, che una fotografia
C'era una volta un uomo che vide come un lampo
sorrise e alzò le mani come per abbracciarlo
L'uomo nel lampo che non è più tornato
Lo videro in quel lampo e lì si è addormentato
Proprio quel lampo che portò via mio padre
e che da quel momento è musica nel vento
Sai Michè,
non è che sono solo in questo posto
C'è più folla che a Rimini ad agosto
Tutti come me finiti fuori pista
Tutti fuori dalla lista
Tutti con il marchio addosso di questo paradosso
Che il lavoro porta sotto terra
e l'operaio muore come in guerra
Ma io Michè, io che ridevo anche dei guai
io, che la battuta non mi mancava mai,
Quando mi dicono: "la fabbrica è una miniera"
No, piuttosto è una galera
Perché loro si fanno l'ora d'aria
e pure noi, nel senso che saltiamo in aria...
E nelle fiamme di 6 metri e via..
Passi da uomo a fotografia.
C'era una volta un uomo che vide come un lampo
sorrise e alzò le mani come per fermarlo
L'uomo nel lampo che non è più tornato
Lo videro in quel lampo
Questo lampo non ha odore ne colore
Il lampo uccide ma senza far rumore
Poi ti guardi ad uno specchio
E lì vorresti perdonare
E va beh, basta dai...
Da questa foto mi guardo intorno
E non ho smesso un solo giorno
in silenzio fotografato e muto di dirti:
"ciao Michè, sono il padre che non hai conosciuto"