Televisione / La polemica

25 Aprile, Scurati replica a Sergio (Rai): "Dice che non ho partecipato perché non pagato? Ennesima menzogna"

La mancata presenza dello scrittore milanese allo show di Serena Bortone nel quale per il 25 aprile aveva in programma di parlare di fascismo e antifascismo: "Non tollero più che mi si calunni accusandomi di venialità. Il contratto per il mio monologo, commissionato un mese prima, è stato cancellato soltanto la mattina stessa, dopo che avevo inviato il testo con il quale, è fondamentale ricordarlo, sollevavo delle questioni imbarazzanti per il capo del governo Giorgia Meloni"

ROMA. "Smentisco categoricamente l'affermazione dell'ad della RAI secondo la quale io non avrei partecipato al programma di Serena Bortone perché 'non venivo pagato'. È semplicemente falsa. Ed è l'ennesima affermazione denigratoria nei miei confronti. A me nessuno ha mai proposto di partecipare gratuitamente. Lo sfido a fornire prova del contrario".

Lo dice lo scrittore Antonio Scurati rispondendo alle dichiarazioni dell'amministratore delegato Rai Roberto Sergio in merito al suo monologo sul 25 aprile, il fascismo e l'antifascismo (con passaggi critici sulla premier Giorgia Meloni) che sarebbe dovuto andare in onda su Rai3 al programma di Serena Bortone Chesarà

"Non entro nel merito delle convulsioni interne a un'azienda evidentemente allo sbando, i cui dirigenti esercitano una 'pressione soffocante' sulla libertà d'informazione (non è una mia opinione, è una citazione di un comunicato ufficiale del principale sindacato dei giornalisti di quella stessa azienda). Io non sarei mai tornato sull'argomento - e d'altronde non sono stato io a denunciare la censura ma ancora una volta una giornalista Rai", spiega Scurati.

"Devo, però, difendere - qui ed eventualmente nelle sedi legali opportune - la mia reputazione. Ribadisco perciò che il programma di Rai3 Chesarà mi ha commissionato con un mese circa di anticipo un monologo assicurandomi che avevo piena libertà su forma e contenuti. L'accordo economico, perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi avevano preceduto, era già chiuso da diversi giorni, i biglietti ferroviari e la prenotazione alberghiera mi erano già stati inviati dagli uffici Rai (io questo posso dimostrarlo).

Soltanto allora, la mattina stessa della mia partecipazione, dopo che avevo inviato il testo del mio intervento - con il quale, è fondamentale ricordarlo, sollevavo delle questioni imbarazzanti per il capo del governo - quando avevo già le valigie pronte, mi è stato comunicato che il mio contratto era cancellato" aggiunge lo scrittore Premio Strega.

Nella sua ricostruzione, Scurati sottolinea poi: "Sono un uomo di cultura, non un politicante. Non ho nessun interesse a polemizzare con questa dirigenza Rai. Conosco, inoltre, molto bene il valore del lavoro e del denaro. Ho insegnato per 30 anni, e continuo a farlo anche oggi, in scuole e università per un modesto compenso, motivato dal desiderio di contribuire come posso a diffondere il sapere e la cultura. Non tollero più che mi si calunni accusandomi di venialità per sviare l'attenzione dalla vera questione.

Soprattutto da parte dei vertici di un'azienda, la Rai, che elargisce a un influencer e rapper di dubbia moralità svariate decine di migliaia di euro per rilasciare interviste sul suo matrimonio.

Il compenso che la Rai aveva pattuito con l'agenzia che mi rappresenta non ricompensava soltanto un breve testo originale ma le 2000 pagine da me scritte sull'argomento fascismo in quattro corposi volumi, tradotti, letti ed elogiati in tutto il mondo" ribadisce l'autore della serie di romanzi M dedicati a Mussolini. "In qualunque campo si riconosce alla carriera professionale un adeguato riconoscimento economico. L'amministratore delegato della Rai- spesso definita la più grande azienda culturale del Paese - dimostra invece di non voler riconoscere il valore del lavoro culturale. Dimostra, così, di disprezzare la cultura. Permettermi di notare che questo becero disprezzo lo rende totalmente inadeguato all'importante ruolo che ricopre".

Infine, "devo anche notare che questa cortina fumogena, sollevata da argomenti fasulli e fuorvianti, ottiene ancora una volta l'effetto di consentire al presidente del consiglio di non rispondere alle imbarazzanti questioni da me sollevate nel monologo che la Rai mi aveva commissionato e che poi non mi ha consentito di leggere" afferma.

Ecco il testo del monologo di Antonio Scurati per il 25 Aprile, pubblicato in versione integrale sul sito di Repubblica dopo il taglio dal programma Rai. 

"Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924.

Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L'onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l'ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all'ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro".

"Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell'infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania".

"In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l'omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati". "Queste due concomitanti ricorrenze luttuose - primavera del '24, primavera del '44 - proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista.

Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell'ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via".

"Dopo aver evitato l'argomento in campagna elettorale la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l'esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola "antifascismo" in occasione del 25 aprile 2023)".

"Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo.

La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana".

(ANSA).

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