Musica / Intervista

Cortese: “Ero”, perché il passato è l’unico modo per capire il presente e il futuro

Parla l'artista che questa sera, giovedì 14 novembre, al teatro Sanbàpolis di Trento, sarà in scena con Roberto Angelini e con Niccolò Fabi sul filo conduttore del nuovo disco targato Discoverland

di Fabio De Santi

TRENTO – Il karma, la reincarnazione, le molteplici prospettive dell’esistenza: una celebrazione del presente evocativa e piena di meraviglia, nell’accettazione della continua evoluzione dell’essere umano e della natura, con la consapevolezza che movimento e cambiamento sono inevitabili e che, nonostante le nostre fragilità, possiamo trovare sempre rifugio nell’amore.

Queste le forme di “Ero” l’ultimo capitolo discografico dei Discoverland, il progetto che unisce dal 2011 Pier Cortese e Roberto Angelini, in concerto giovedì 14 novembre al teatro Sanbàpolis.

A impreziosire il live l’amico del duo il cantautguest.ore romano Niccolò Fabi nel ruolo di “musicista aggiunto” ma anche penna e voce nei brani “Gange”, “Terza Età”, e “Karmatango”.

Pier Cortese, iniziamo dal titolo al passato “Ero” che avete scelto per il vostro nuovo disco

“Il passato è l’unico modo per capire il presente e per tanti aspetti anche il futuro. È uno scrigno prezioso dal quale attingere da dove veniamo, chi siamo stati, perché. Quindi da questo punto di vista è fondamentale per la percezione di quello che si vuole andare a rappresentare”.

Cosa raccoglie allora questo concept album?

“Di base sono alcune riflessioni che ci ritroviamo a fare alla nostra età sulla vita: in cosa si crede, da dove veniamo, se credi nel karma, nella reincarnazione, l'approfondimento della parte spirituale e mistica, le grandi domande che affliggono il nostro essere in qualche modo. Ci sono sia i grandi temi sul mistero della vita sia i piccoli temi sulla vita quotidiana”.

I suoni che lo attraversano quali colori assumono anche rispetto al vostro passato discografico?

"Abbiamo sempre avuto un approccio molto libero e sperimentale, senza nessun tipo di limite: attacchiamo ogni tipo di strumento, lo mettiamo in zone diverse, in storie diverse, in generi diversi e quando sentiamo che c’è una scintilla, che stiamo ascoltando qualcosa che ci stimola allora a quel punto iniziamo a entusiasmarci.

Abbiamo realizzato tre dischi con questo spirito. Ovviamente nei primi due ci siamo presi delle licenze quasi riscrivendo delle canzoni note, abbiamo giocato tanto con il materiale sonoro perché ci sembrava l’unico modo per far rivivere una canzone che quando è realizzata dal proprietario è perfetta. Poi quando si realizzano degli inediti, come in “Ero” le cose cambiano, ma la cellula sonora è rimasta sempre quella: il mix tra acustico ed elettronico, futuro e passato, analogico e digitale, sono sempre i paradossi che ci attraggono”.

Quali forme ha il vostro live set?

“Ognuno di noi ha una postazione elettronica e acustica e ovviamente le facciamo interagire. Rappresentano in maniera fedele quello che abbiamo creato con la registrazione del disco. Ci sono parti “ballabili” nel senso più aulico del termine e parti più spirituali, più mistiche. E’ un vero e proprio viaggio: nella prima parte c’è rappresentato tutto il percorso del nuovo disco, mentre nella seconda riavvolgiamo il nastro facendo qualcosa del passato. Approfittiamo poi della presenza di Niccolò Fabi per fare qualcosa anche di suo”.

Ad accompagnarvi on stage una musicista aggiunto non comune come Niccolò Fabi: come vivete questa particolarità?

“La viviamo come quando a nostra volta ci siamo occupati delle sue canzoni, facendo i musicisti pur essendo anche noi cantautori. In questo caso Niccolò ci ha restituito il favore e si è restituito anche lui stesso il favore perchè si diverte molto. Sappiamo benissimo com’è non avere l’occhio di bue addosso e non avere la responsabilità di portare le proprie canzoni ma di giocare solo con la musica. Diciamo che ora si è rigirata la prospettiva: è lui ora che si prende cura delle nostre canzoni e per noi è prezioso”.

L’album è stato anticipato dal singolo e dal video di un brano forte come “Terza età”:

“Il concetto di questa canzone è quello di “chi ha il pane non ha i denti”, di quando si raggiunge una saggezza, il riconoscimento di alcune cose però non si ha più la possibilità di poterle vivere come prima. E’ quel momento in cui tutto può accadere che devi riconoscere per saper apprezzare e vivere qualcosa appieno”.

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