Teatro / Intervista

"Uno show un po' retrò, antidoto alla comicità mordi e fuggi di oggi"

Tullio Solenghi e Massimo Lopez il 31 dicembre e il 1° gennaio saranno protagonisti al "Sociale" di Trento nello spettacolo "Dove eravamo rimasti": filo conduttore è una chiacchierata tra amici, che collegherà i vari momenti in scena, con i due attori accompagnati dal gruppo Jazz Company guidato da Gabriele Comeglio. In questa conversazione Solenghi racconta all'Adige il senso di questo spettacolo e analizza le stagioni della comicità

di Fabio De Santi

TRENTO -  Sono due mattatori del cabaret italiano come Massimo Lopez e Tullio Solenghi i protagonisti dello spettacolo “Dove eravamo rimasti” proposto in chiusura di quest’anno al teatro Sociale il 31 dicembre alle 20.30 e il 1° gennaio alle 18.

ll filo conduttore dello show è quello di una chiacchierata tra amici, la famiglia allargata, che collegherà i vari momenti in scena con i due attori accompagnati dai suoni del gruppo Jazz Company guidato dal maestro Gabriele Comeglio.

Ne abbiamo parlato con Tullio Solenghi che in questa intervista ricorda anche Anna Marchesini fra le anime, insieme a Massimo Lopez del celebre trio.

Tullio Solenghi, vorrei iniziare dal titolo “Dove eravamo rimasti” che è un po' il manifesto dello show in scena a Trento.

“La nostra narrazione col pubblico è sempre stata continua ed è stata fermata solo dal diaframma del covid per un anno e mezzo che ha costretto tutti a interrompere questo tipo di attività. Ritornare a raccontare al nostro pubblico per noi era fondamentale farlo con il punto di riferimento che avevamo lasciato, come se non ci fosse stata nessuna interruzione ma in continuità col racconto che facevamo prima, col nostro modulo narrativo che è sempre quello, anche se con ingredienti nuovi”.

Lo si definisce uno spettacolo di arti varie.

“Ci piace questa dicitura un po’ retrò dove c’è dentro tutto: musica, pezzi comici, un brano dedicato ad Anna Marchesini molto emozionale. Questa volta rispetto ai nostri spettacoli precedenti c’è uno schermo a fondo scena che confeziona attivamente vari momenti dello spettacolo tra cui una sorta di imprevedibile contatto col paradiso dove troveremo due personaggi a noi cari”.

Lei lo ha scritto insieme a Massimo Lopez: avevate le idee chiare fin dall’inizio o è stato diciamo un work in progress?

“I nostri sono sempre dei work in progress: quando partiamo non sappiamo mai dove andremo a finire e che ospiti avremo durante il viaggio. Partiamo e ci affidiamo alla nostra voglia di stupirci reciprocamente e di raccontare cose nuove”.

Sul palco anche la Jazz Company.

“La musica live è importante ma non solo per la presenza musicale. Spesso ci dicono che i nostri musicisti sono la scenografia del nostro spettacolo, non vorrei ridurli a delle quinte, ma per noi averli in scena è come portarsi dietro un po’ di famiglia”.

Fra i momenti dello show anche il confronto Mattarella/papa Bergoglio.

“Si e il dialogo fra il Presidente e il Pontefice è’ forse uno dei brani più esilaranti. E’ una coppia inedita che trattiamo con la delicatezza del caso ma sorprende e diverte molto”.

Quanto è difficile far ridere oggi il pubblico in teatro rispetto al passato?

“Di sicuro negli ultimi anni c’è stata una trasformazione dovuta all’avvento della rete che ha velocizzato i tempi della comicità e ha reso tutti protagonisti almeno per una notte. È una sorta di comicità che si basa sul nanosecondo, se uno non riesce a convincere in un nanosecondo ha già perso l’attimo, è troppo esasperata.

È l’effetto del Web e dei social dove ci sono mille variabili e possibilità che ti portano a dover essere efficace. Noi (sorride Tullio Solenghi, ndr) siamo come i carabinieri, siamo fedeli all’Arma, alla nostra comicità, rimaniamo uguali nei secoli, forse un po’ fermi nel tempo ma questa la considero una prerogativa positiva. Ci sono dei momenti nella storia della comicità e noi facciamo parte di uno di questi e ritrovarli ogni volta che si viene a teatro per noi è una cosa preziosa, il pubblico sa esattamente cosa aspettarsi da noi".

Vi manca il piccolo schermo?

“Non particolarmente. Aspettiamo che ci pensino gli altri, se ci vogliono chiamare in televisione. Dormiamo sonni tranquilli anche senza andare in tv. Se c’è un’occasione la valutiamo ma abbiamo avuto tante stagioni gloriose ed è giusta l’alternanza e dare spazio a chi viene dopo di noi. Se poi ogni tanto vogliono recuperare qualcuno della comicità di un tempo noi siamo sempre qui”.

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