Spettacoli / Intervisdta

Angela Finocchiaro: «Ecco il nostro gioco teatrale, con la scenografia che cambia sotto gli occhi del pubblico»

La nota attrice in scena con Bruno Stori sabato 8 e domenica 9 febbraio all'Auditorium di Trento, in "Il calamaro gigante", dal romanzo di Fabio Genovesi, per la regia di Carlo Sciaccaluga, musiche di Rocco Tanica e di Diego Maggi

di Fabio De Santi

TRENTO – Dopo il primo spettacolo nel segno di Flavio Insinna e Giulia Fiume la rassegna AudiPop prosegue sabato 8 e domenica 9 febbraio all'Auditorium Santa Chiara, con Angela Finocchiaro e Bruno Stori in "Il calamaro gigante", per la regia di Carlo Sciaccaluga

Tratto dall'omonimo romanzo di Fabio Genovesi, lo spettacolo, con le musiche di Rocco Tanica e di Diego Maggi, propone un approccio vitalistico, appassionato e coraggioso alla vita, la nostra e quella del pianeta intorno a noi. È un'ode al tuffarsi, al credere nei nostri sogni, alle scelte coraggiose e originali, quelle in cui si rischia qualcosa, ma proprio in questo modo rischiamo di essere felici. Ne abbiamo parlato con l'attrice e comica milanese che ha vinto per due volte anche il David di Donatello.

Angela Finocchiaro, che spettacolo è "Il calamaro gigante"?

"Lo definirei davvero come uno spettacolo originale perché non ricalca una prosa classica senza togliere nulla a questa. Ci piaceva soprattutto, per un tipo di racconto che salta da un posto all'altro e fra epoche diverse, poter avere un gioco del teatro che sono fondanti della nostra storia come i Mummenschanz, i Momix o il Teatro Povero. Un teatro che si materializza nel gioco teatrale con una scenografia che cambia sotto gli occhi del pubblico inventando situazioni diverse, con un impianto che appare come un viaggio in un sogno".

Quali contorni ha il suo personaggio che ha una vita definita assurda e incomprensibile, come molti di noi?

"Lei è un'assicuratrice il cui primo obiettivo è quello di fare la vita perfetta che la mette al riparo da tutto. Una donna che si è rinchiusa in un angolo, tranquilla . Quando viene trascinata in questa avventura da uno studioso che cerca il calamaro gigante, fra l'altro è veramente esistito, lei non ha nessuna intenzione di andare a cercare un mostro con i tentacoli. Lei non vuole uscire dalla sua comfort zone ma lo dovrà fare".

Poi c'è appunto un'onda impossibile che la porta via, travolgendo e stravolgendo la sua vita grazie all'incontro con Montfort, che arriva da un'altra nazione e un altro secolo.

"Sì, perché lei sta andando ad una cena di lavoro in autostrada e si trova catapultata in mezzo alle onde di un mare in tempesta dove incontra su una scrivania che galleggia questo personaggio ottocentesco. Si aggrappa allora a questa zattera e da qui incomincia un viaggio che cambierà la sua vita".

Quale metafora offre allora oggi il mare con il suo calamaro gigante?

"Fabio Genovesi ci tiene molto a raccontare come appunto il calamaro gigante esista per davvero e come qualcuno abbia anche perso la vita per dimostrarlo. Questo significa che ci sono appunto delle persone che sono dei sognatori, che lottano per l'impossibile aprendo delle nuove strade anche a tutti gli altri".

Un altro aspetto del libro di Genovesi è quello legato al valore della natura.

"Lo sguardo è quello su un mare meraviglioso e che dobbiamo ancora conoscere nelle sue profondità e nelle sue creature. Un mare che fa parte del mondo che ci ospita e del quale dovremmo avere una maggior considerazione".

Qual è il messaggio di questo spettacolo?

"Che la vita va vissuta con le sue mille sorprese. Un messaggio che abbiamo visto colpire molto i ragazzi che vengono a teatro. Il nostro è un incoraggiamento a vivere le proprie passioni senza rinunciare a buttarsi, a rischiare per inseguire i propri sogni come se andassero alla ricerca del calamaro gigante".

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