Musica / Intervista

I Rockets a Trento, Quagliotti: viaggio tra la vita nel cosmo e le mutazioni della Terra

Parla il tastierista e storico leader della band dal look intergalattico che il 15 febbraio presenterà il nuovo album “The Final Frontier”, sul palcoscenico all’Auditorium: «È un ritorno alle origini, tanto rock e tante tastiere. Cambiamenti climatici? Penso che la terra non rischi nulla, l’unico che rischia è l’uomo, è la cosa peggiore che esiste sul nostro pianete perché sa solo distruggere e non apprezzare e salvaguardare il suo habitat»

di Fabio De Santi

TRENTO – Guarda sempre agli spazi siderali l’immaginario sonoro dei Rockets la cult band franco-italiana attesa a Trento il 15 febbraio all’Auditorium.

Con il loro look intergalattico e quel trucco argento trash tra la fine degli anni settanta e l’alba degli eighties i Rockets hanno conquistato anche le classifiche italiane con dischi come On the Road Again e Plasteroid. In questa occasione i Rockets presenteranno anche il loro nuovo disco “The Final Frontier”. Con Fabrice Quagliotti, tastierista e storico leader della band che si completa oggi con Rosaire Riccabono (basso), Gianluca Martino (chitarra), Eugenio Mori (batteria) e il vocalist Fabri Kiarelli abbiamo parlato di The Final Frontier e del tour che ne accompagna il lancio.

Fabrice Quagliotti, cosa racchiude il vostro ultimo album “The Final Frontier”?

“È un ritorno alle origini, è un disco che è un condensato tra l’album verde ”On the road again” e “Plasteroid”: tanto rock e tante tastiere con testi che si riferiscono alla vita nello spazio e ai paragoni tra la Terra del passato e cosa sta succedendo adesso sul nostro pianeta. L’arrivo nel 2023 di Fabri Kiarelli, il nostro nuovo, ci ha permesso grazie alla sua voce di rendere ancora più incisivo il mix di rock anche duro e il nostro celebre space-rock”.

Cosa significa per voi esplorare "l’ultima frontiera", è un tema più personale o universale?

“Sarebbe un tema universale ma nel mio piccolo penso a noi, a guardare l’ultima frontiera e come migliorarsi”.

I vostri fan sono abituati a show spettacolari: cosa ci può anticipare su quello di Trento?

“Dopo quarant’anni torniamo sul palco con una nostra produzione vera e propria: abbiamo on stage multi-level con effetti luci spettacolari, un mélange di luci e laser. Abbiamo inoltre un nuovo look, un outfit nuovo realizzato con l’aiuto di un personaggio notissimo nel mondo dei cosplayer “Katia creative” che ha voluto ascoltare i nostri pezzi prima di concepire i costumi di scena, poi ci ha mandato i bozzetti e ognuno ha scelto il modello in base alla sua identità”.

Pensate che il pubblico di questo terzo millennio sia ancora affascinato dai temi cosmici e futuristici della vostra musica?

“Prima c’era più mistero sul cosmo, ora ce n’è meno e c’è più realtà, tutti vogliono andare nello spazio, e la nuova frontiera è nello spazio, è interessante”.

Oltre lo spazio c’è anche la terra con i suoi problemi come quello dei cambiamenti climatici.

“Ritengo che la terra non rischi nulla, l’unico che rischia è l’uomo, è la cosa peggiore che esiste sul nostro pianete perché sa solo distruggere e non apprezzare e salvaguardare il suo habitat. Quindi dobbiamo stare tranquilli per la terra perché i cambiamenti climatici ci sono sempre stati ma non per noi appunto”.

C’è una canzone che la emoziona particolarmente eseguire live?

“ Senza dubbio “Venus Rapsody” del periodo silver e “Cosmic Castaway” che fa parte dell’ultimo album su cui ha suonato le chitarre Alain Maratrat a cui ho dedicato questo lavoro con la speranza che la sua malattia lo lasci un po’ in pace”.

Com'è consuetudine anche la cover del vostro ultimo lavoro ha una cura particolare.

"Riguardo la copertina di Final Frontier è stata disegnata da Domenico Dell’Osso, un grandissimo artista che aveva fatto anche il picture disc di time machine, fa parte delle copertine più belle dopo Galaxy della carriera dei Rockets. Copertina, musica, look e spettacolo devono essere un tutt’uno. E’ inutile avere una bella copertina se dentro il disco c’è musica mediocre o un bel disco ma dal vivo non dai niente. Per noi da sempre chi viene ai nostri concerti deve essere trasportato in un’altra dimensione”.

Quali sono le principali influenze musicali che l'hanno guidata nel corso degli anni anche nell’uso delle tastiere?

“Ero un ragazzo prog, ascoltavo gruppi come Genesis, Camel, Yes, ma ero anche un fan sfegatato di David Bowie e dei Rolling Stones. Insomma tante cose molto diverse, di base sono prog , anche se sono cresciuto con la musica classica che adoro”.

Come avete vissuto l'evoluzione della scena musicale elettronica dagli anni '70 ad oggi?

“La contaminazione col rock continua ad esserci anche se in forma diversa. C’è un artista sul panorama internazionale molto affascinante, Billie Eilish, che ha un fratello geniale e usa l’elettronica in modo particolare e raffinato. Più si va avanti e più si va verso l’elettronica. Volendo, un tastierista oggi potrebbe fare tutto da solo: con dei plug-in puoi inserire basso e batteria, e grazie all’intelligenza artificiale anche le voci. E’ tutto pazzesco in continua evoluzione, non pensavo saremmo arrivati a questo livello”.

L’ha mai condizionata il fatto di far parte di una band di culto come i Rockets?

“Mi ha condizionato nelle composizioni coi Rockets, per questo ho fatto due album da solista per fare quello che volevo per smarcarmi in certi momenti da quel sound. In questi dischi c’è di tutto dalla musica classica al pop, anche colonne sonore da film. Ogni tanto ho bisogno di prender fiato e fare qualcos’altro. Ma i Rockets mi affascinano e fanno parte della mia carriera, sono nato coi Rockets e mi sembra giusto proseguire e tenere alto il loro nome”.

Qual è la cosa più strana o divertente che vi è successa durante una performance?

“Durante i tour era consuetudine fare scherzi alla band nell’ultima data. Non ricordo più dove, forse a Genova, mi avevano messo lo scotch su tutti i tasti. Quando entrai sul palco al buio per fare l’intro, ne uscì un suono davvero terribile, ero disperato. È stata una cosa che mi ricordo ancora”.

Ritiene che la musica anche oggi possa ispirare le persone a immaginare il futuro?

“Qualsiasi musica tu ascolti sono emozioni, è bello ascoltare anche ad occhi chiusi, perché sogni e viaggi con la mente, la musica è il più bel viaggio che si possa fare”