Adige Bitumi, 145 dipendenti verso la cassa integrazione
A spingere il gruppo, guidato dall'ad Paolo Telatin, a una simile decisione ci sarebbe una grave crisi finanziaria e di liquidità legata agli insoluti e alla crisi del settore immobiliare, l'ultima iniziativa risale infatti al 2006. A una prima analisi, per superare le difficoltà, l'idea è dismettere i rami d'azienda del settore edile classico che oggi impiega cinquanta dipendenti. Nel complesso, sono invece 145 i dipendenti del gruppo con sede a Mezzocorona
MEZZOCORONA - Per i 145 dipendenti del gruppo Adige Bitumi sarà chiesta la cassa integrazione straordinaria e lunedì è in programma un'assemblea con i lavoratori.
Lo comunicano Cgil, Cisl e Uil in una nota, in cui riferiscono che stamattina mattina nella sede di Confindustria Trento l'azienda specializzata nell'estrazione e nei materiali da costruzione ha comunicato alle categorie sindacali di aver già formalizzato la richiesta di concordato preventivo in continuità. Nei prossimi giorni, in base all'iter della procedura concorsuale, verrà nominato il commissario.
A spingere il gruppo, guidato dall'amministratore unico delegato Paolo Telatin, a una simile decisione ci sarebbe una grave crisi finanziaria e di liquidità legata agli insoluti e alla crisi del settore immobiliare, l'ultima iniziativa risale infatti al 2006. A una prima analisi, per superare le difficoltà, l'idea è dismettere i rami d'azienda del settore edile classico che oggi impiega cinquanta dipendenti. Nel complesso, sono invece 145 i dipendenti del gruppo con sede a Mezzocorona.
"L'azienda - dicono i segretari confederali - ci ha dato garanzie sulla cassaintegrazione straordinaria". Ma restano due perplessità: "La prima riguarda il metodo con cui ci hanno coinvolto nella decisione: i lavoratori da oggi sono stati messi in ferie forzate, ci avrebbero dovuto coinvolgere prima e questo la dice lunga sulla qualità delle relazioni industriali e del dialogo sociale esistenti. Il grande patto tra gli attori economici di cui ha parlato l'assessore Olivi dovrà essere conditio sine qua non del rilancio della nostra economia. Tale patto tuttavia per realizzarsi ha bisogno di attori maggiormente responsabili".
La seconda perplessità è di ordine generale: "Noi perdiamo un'azienda di grosse dimensioni - aggiungono - Si destruttura per restare in piedi ma vorremmo capire se ci sono dei margini per evitare lo smembramento". "La nostra preoccupazione - aggiungono i sindacati - va ben oltre l'impresa Adige Bitumi, esiste un indotto collegato che potrebbe moltiplicare i numeri della crisi occupazionale."
Di qui l'appello rivolto all'assessore provinciale all'industria, Alessandro Olivi: "Chiederemo un incontro urgente per capire come ristrutturare il debito dell'azienda ed evitare che grandi gruppi si smembrino".