Il caso: autisti trentini con contratto rumeno
Quella dell'autotrasporto è ormai una vera e propria giungla contrattuale. Lo denunciano i sindacati, ma le stesse imprese, nei mesi scorsi, avevano sollevato il problema. Grazie ad agenzie interinali, ci sarebbero persino autisti trentini assunti con contratti dell'Est europeoI tuoi commenti
TRENTO - L'allarme era stato lanciato nei mesi scorsi dalle stesse imprese trentine dell'autotrasporto. E ormai è boom degli autisti dell'Est Europa assunti in Trentino attraverso agenzie interinali, con stipendio italiano, anche se ai minimi sindacali, ma oneri contributivi polacchi o rumeni. Anzi, adesso spuntano fuori autisti italiani, e trentini, assunti come interinali con lo stesso sistema. Il sindacato non ci sta e denuncia: ci sono sospetti di evasione fiscale e contributiva. Tutto questo mentre a gennaio la cassa integrazione nel settore fa un balzo a 135 mila ore, con almeno 250 lavoratori a casa.
Da poco più di un anno è in vigore anche in Italia la norma europea che consente alle agenzie di somministrazione, quelle che gestiscono il cosiddetto lavoro in affitto, di operare in tutta l'Unione Europea. «Aziende di trasporto italiane - afferma Giovanni Giorlando , segretario trentino della Fit Cisl - diminuiscono il personale italiano e assumono autisti presso agenzie rumene. Ultimamente anche autisti italiani e trentini». Per ora pochi, forse una decina, ma sono in crescita.
«In queste operazioni - prosegue Giorlando - ravvisiamo elementi di evasione fiscale e contributiva. In alcuni passaggi vi sono fatturazioni non dichiarate con aziende compiacenti. Abbiamo avuto diverse segnalazioni, chiediamo alla Guardia di Finanza di controllare e alle istituzioni, in primo luogo la Provincia, di prendere se è il caso provvedimenti».
La procedura è legale ma per il sindacato «ci sono situazioni poco chiare. Gli assunti sono pagati ai minimi salariali italiani, 1.570 euro al mese, dicendo loro che è tutto compreso. Quindi niente straordinari e 45 ore di guida più il lavoro in nero non utilizzando correttamente i cronotachigrafi».
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