Valdastico, per il Tar il «no» trentino è legittimo
Non è chiaro se la concessionaria della A4 si aspettasse davvero un epilogo diverso, o se invece il suo ricorso al Tar fosse solo un mezzo per trascinare la vertenza in terra romana, quindi al Consiglio di Stato. Di sicuro è stato uno schiaffo quello che il tribunale amministrativo ha riservato alla Serenissima, sulla vicenda Valdastico. I veneti avevano infatti impugnato il parere negativo - e vincolante - della Provincia di Trento contro l'opera. Ma almeno il primo ruond della battaglia legale bene non è andato: il Tar ha respinto il ricorso
Non è chiaro se la concessionaria della A4 si aspettasse davvero un epilogo diverso, o se invece il suo ricorso al Tar fosse solo un mezzo per trascinare la vertenza in terra romana, quindi al Consiglio di Stato. Di sicuro è stato uno schiaffo quello che il tribunale amministrativo ha riservato alla Serenissima, sulla vicenda Valdastico. I veneti avevano infatti impugnato il parere negativo - e vincolante - della Provincia di Trento contro l'opera. Ma almeno il primo ruond della battaglia legale bene non è andato: il Tar ha respinto il ricorso.
E le spese sono a carico della Serenissima: duemila euro da versare a Provincia e ai comuni che si erano associati come parti resistenti, quindi Folgaria, Besenello, Calliano e Nomi. Ovvio, si tratta solo della prima fase di un procedimento che, è facile immaginare, andrà avanti. Perché l'impugnazione davanti al Consiglio di Stato è quantomeno probabile. E non è la prima volta, soprattutto negli ultimi tempi, che i giudici amministrativi romani ribaltano pronunce dei colleghi trentini.
Ma restando alla vicenda per come si è sviluppata finora, si ricorderanno le premesse. Perché quelle riguardano la politica, quindi fanno rumore. Da un paio d'anni la regione Veneto e la Serenissima, la concessionaria dell'A4, alzano la voce perché vogliono realizzare la Valdastico. Per il Veneto è un'infrastruttura strategica per garantirsi uno sbocco sull'autobrennero, per la Serenissima è un buon investimento da realizzare per mantenere la concessione. La contrarietà di Trento era già più che conosciuta, ma a Venezia si decise di procedere comunque con un progetto preliminare. E poi si insistette per andare avanti con la procedura, portando il progetto a Roma, davanti al Cipe.
E qui è arrivato al pettine il nodo principale. Cioè il parere di Trento. Perché è vincolante, in casi di infrastrutture strategiche che insistono sul nostro territorio. per questo il Cipe ha chiesto il suo parere alla Provincia di Trento, che ha coinvolto nel procedimento tutti i comuni interessati: Besenello, Calliano, Nomi, Folgaria e Lavarone. Era il 2012: possibilista solo Lavarone, che tuttavia bocciò il tracciato per come era stato immaginato. Fortemente contrari tutti gli altri. E contraria fu la Provincia, che si richiamò ad una precedente pronuncia.
Ecco, quel parere venne impugnato dalla Serenissima, perché - questa la tesi - poco motivato: Trento si sarebbe limitato ad adeguarsi alle pronunce dei Comuni, senza per altro valorizzare quella di Lavarone. E poi perché quel no avrebbe bloccato i cospicui investimenti già fatti sulla fase progettuale.
Ma il ricorso, come detto, è stato rigettato. Perché a tutelare il Trentino c'è una sentenza della Corte Costituzionale, che ribadisce come sia vincolante il parere delle regioni a statuto speciale relativamente ad opere che insistono sul loro territorio.
E perché, ha spiegato il Tar a proposito delle supposte scarse motivazioni, il parere impugnato si richiama esplicitamente ad un precedente documento in cui erano inseriti tutti i motivi di contrarietà all'opera, sia dal punto di vista del piano strategico delle opere pubbliche, sia rispetto alla pericolosità del tracciato sul fronte idrogeologico. «L'insieme delle osservazioni critiche, di previsioni infauste, di elementi valutativi sfavorevoli e di problematiche irrisolte - scrivono i giudici del Tar - si traduce in un articolato parere negativo che, come detto, lo stesso Consiglio superiore dei lavori pubblici ha definito motivato». Nessuna carenza di motivazione, quindi. Nessun no per partito preso. Ricorso rigettato. La Serenissima paghi le spese. In attesa di capire se si tornerà a parlare della Valdastico anche davanti al Consiglio di Stato.