A febbraio il pieno costa di più Prezzi su, stop alla deflazione
Sembra un paradosso, ma dopo anni di recessione e crisi economica, ci si può rallegrare per l’aumento dei prezzi, che promette di scacciare l’incubo deflazione.
A febbraio, secondo le stime preliminari Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,3% su base mensile e segna un calo su base annua pari allo 0,2%, meno ampio rispetto a gennaio (-0,6%).
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In particolare, i prezzi della benzina crescono dell’1,4% rispetto al mese precedente e quelli del gasolio dello 0,7%. Gli altri carburanti sono invece in calo del 2,8%.
L’attenuazione della flessione su base annua dell’indice generale è dovuta in primo luogo alla netta ripresa dei prezzi dei Vegetali freschi (+11,2%, da -1,7% di gennaio); contribuiscono poi l’accelerazione della crescita tendenziale dei prezzi dei Servizi relativi ai Trasporti (+1,4%, da +0,3% di gennaio), l’inversione di tendenza di quelli dei Tabacchi (+3,7%, da -0,4% di gennaio) e il parziale ridimensionamento del calo su base annua dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-12,8%; era -14,0% il mese precedente).
Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l’inflazione di fondo sale a +0,6% (da +0,3% di gennaio); al netto dei soli beni energetici si porta a +0,7% (era +0,3% il mese precedente). Il rialzo mensile dell’indice generale è da ascrivere principalmente all’aumento dei prezzi dei Vegetali freschi (+8,2%) - condizionati da fattori stagionali - e di quelli dei Tabacchi (+4,1%); un contributo all’aumento viene inoltre dal rialzo dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+0,8%), anch’essi in parte influenzati da fattori stagionali.
L’inflazione acquisita per il 2015 è pari a -0,3%. Rispetto a febbraio 2014, i prezzi dei beni diminuiscono dello 0,9% (era -1,5% a gennaio) e il tasso di crescita dei prezzi dei servizi accelera (+0,8%, da +0,5% del mese precedente). Di conseguenza, rispetto a gennaio 2015 il differenziale inflazionistico tra servizi e beni si riduce di tre decimi di punto percentuale.
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I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,6% su gennaio e dello 0,7% su base annua (a gennaio il tasso tendenziale era nullo). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto aumentano dello 0,6% in termini congiunturali e fanno registrare una flessione tendenziale (-0,5%) meno ampia di quella rilevata a gennaio (-1,4%). Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,3% su base mensile e fa registrare una ripresa della crescita su base annua (+0,1%, da -0,5% di gennaio).
L’andamento dei prezzi registrato dall’Istat a febbraio è, secondo il Codacons, «un timido segnale di miglioramento che tuttavia non basta ad uscire dall’emergenza deflazione». La riduzione della deflazione è dovuta, per l’associazione, unicamente al rincaro dell’ortofrutta per il maltempo e alla ripresa del petrolio.
Federconsumatori e Adusbef evidenziano «la gravità della crisi che ancora attanaglia l’economia e che, purtroppo, ormai permea molti aspetti della vita quotidiana delle famiglie». Le due associazioni ricordano che i consumi sono calati del 10,7% tra il 2012 e il 2014 con un taglio della spesa di 78 miliardi e sono stati intaccati persino acquisti vitali come quelli alimentari (-11,6%).
Riempire il carrello della spesa costa 46 euro in più per una famiglia di tre persone rispetto allo scorso anno. Lo segnala l’Unione nazionale consumatori commentando l’aumento dello 0,7% dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrato dall’Istat. Quarantasei euro sono «una spesa aggiuntiva di per sé bassa, se non fosse che il 40,5% delle famiglie non può permettersi una spesa aggiuntiva di 800 euro», commenta il segretario dell’associazione, Massimiliano Dona. Inoltre l’aumento dei prezzi «è ingiustificato», secondo l’U.n.c., visto che le famiglie stanno tirando la cinghia anche per le spese di tutti i giorni, quelle obbligate«, osserva l’associazione. Nel 2013 un nucleo di 3 persone ha tagliato le spese, rispetto al 2008, di 358 euro per alimentari, 426 euro per mobili, articoli e servizi per la casa e 466 euro per altri beni e servizi. Per l’insieme del carrello della spesa si arriva a 1.250 euro in meno.
PIÙ FIDUCIA DELLE IMPRESE
La percezione delle imprese manifatturiere riguardo l’attività economica è risultata in lieve miglioramento rispetto a quella rilevata un anno prima, mentre le imprese dei servizi manifestano nel complesso maggiori difficoltà.
Secondo il «Rapporto sulla competitività dei settori produttivi» dell’Istat, nel corso del 2014 il sistema produttivo italiano ha mostrato segni di ripresa, che emergono chiaramente se si considerano anche le dinamiche individuali delle imprese, oltre che gli indicatori congiunturali aggregati. Nei primi tre trimestri dell’anno un’impresa manifatturiera su due (tra quelle con almeno 20 addetti) ha aumentato il proprio fatturato totale di almeno l’1% rispetto allo stesso periodo del 2013.
Il miglioramento è evidente sia rispetto alla media annua del quadriennio 2010-2013 (quando un’impresa su due aveva registrato aumenti di fatturato di almeno lo 0,2% annuo) sia, soprattutto, rispetto al 2013 (-2,2% annuo sul 2012). Nella manifattura il miglioramento è diffuso.
Dei 23 settori qui considerati (tutti, a eccezione del tabacco), sono 13 quelli che hanno visto aumentare il valore delle vendite nei primi nove mesi del 2014 (7 nel corrispondente periodo del 2013). I comparti manifatturieri che nel 2014 hanno evidenziato i maggiori incrementi di fatturato mediano sono la fabbricazione di altri mezzi di trasporto (+6,5%), gli autoveicoli (+4,6%) e gli articoli in gomma e plastica (+3,3%).
La principale novità del 2014 è rappresentata dal miglioramento delle vendite sul mercato interno, dopo anni di ristagno o contrazione della domanda (+0,5% la variazione mediana, dopo il -3% in ciascun anno del periodo 2010-2013).
Il fatturato realizzato in Italia è aumentato in 12 settori su 23, contro un solo caso nel periodo precedente. In particolare, è tornato positivo per i beni strumentali (+0,9%), è risultato sostanzialmente stagnante - interrompendo la caduta del periodo precedente - per i prodotti intermedi e di consumo non durevoli (+0,3% in entrambi i casi), ha subìto una modesta riduzione nei settori dei beni di consumo durevoli (-0,9%), ha continuato a contrarsi per i prodotti energetici (-4,8%).
Pur in rallentamento, la componente estera ha continuato a presentare l’andamento più vivace della domanda manifatturiera: +1,6% la variazione mediana nel 2014, a fronte del +3,9% in ciascun anno del periodo 2010-2013. L’aumento del fatturato estero accomuna tutti i principali raggruppamenti di industria: +2,9% per i prodotti intermedi, +2,7 per i beni di consumo durevoli, +1,2 per i beni di consumo non durevoli, +1,1% per i beni strumentali.
Pressoché stagnante (+0,2%) è invece l’export dei beni energetici, anche a causa del rallentamento del ciclo internazionale e della caduta dei corsi petroliferi nel 2014. Le imprese esportatrici presentano anche una migliore performance sul mercato nazionale.
Nel 2014 il fatturato mediano delle unità che esportano oltre il 75% di fatturato è aumentato di oltre il 4%; quello delle classi di imprese a media propensione all’export è risultato in lieve crescita (+0,6%) o invariato, mentre è diminuito (-2,3%) quello delle imprese che esportano meno di un quarto di fatturato. Nei primi nove mesi del 2014 il fatturato mediano totale nei servizi alle imprese è diminuito dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2013, sebbene risulti in leggero miglioramento rispetto al 2010-2013 (-0,9% in ciascun anno).
Solo in 7 comparti dei servizi sui 17 qui considerati una impresa su due ha registrato un incremento di fatturato (nel periodo 2010-13, i settori con un fatturato mediano in crescita erano 9).
La soddisfazione del premier Renzi arriva, come di consueto, via Twitter: