Cooperazione, Mattarei a Baratter «La politica non interiferisca»
«Un intervento che non sta né in cielo, né in terra». È secca nel giudizio, Marina Mattarei , nel commentare l'intervento del capogruppo del Patt in Consiglio provinciale, Lorenzo Baratter , che ieri se n'è uscito con una nota scritta di soddisfazione per la candidatura a presidente della Federazione trentina delle cooperazione di Geremia Gios. Della serie: «La discesa in campo di Geremia Gios non può che essere accolta in modo positivo».
Che c'azzecca Baratter con il rinnovo del vertice delle cooperazione trentina? Alla domanda, la presidente della Famiglia cooperativa Valli di Rabbi e Sole e consigliera della Federazione, si fa una grande risata. Poi, si fa seria. E risponde: «Dico con chiarezza: Baratter esprima pure da libero cittadino le sue valutazioni, ci mancherebbe. Ma come politico, no. Abbiamo per anni stigmatizzato il rapporto amicale tra Dellai e Schelfi, che ha manifestato la debolezza di entrambi, politica e cooperazione. La cooperazione, la sua dignità istituzionale, se la deve conquistare sul campo, chiamando poi la politica, quando serve, alle sue responsabilità. Allo cooperazIone non servono stampelle politiche. Altrimenti si generano pregiudizi, come quelli di una cooperazione che ha sempre bisogno di aiuto. Baratter poteva evitare l'esternazione, che danneggia tutti, credo anche il suo partito».
Baratter a parte, Marina Mattarei commenta l'intervista a l'Adige di Gios, con cui il professore ha reso pubblica la sua disponibilità a sfidare Renato Dalpalù, candidato indicato dal cda, per la presidenza della Federazione. «Ne apprezzo il coraggio e la coerenza del ragionamento. Ha toccato i temi fondamentali in cui ci riconosciamo».
Quali temi in particolare?
«La necessità di riprendere in mano l'assetto istituzionale del sistema cooperativo. Oggi c'è un disordine generalizzato, foriero di tanti problemi. Dal socio alla Federazione, passando per le coop di primo grado e di secondo grado, serve ridenire i ruoli, senza demagogia. Con umiltà. Individuando le debolezze e le sacche di inefficienza, guardandoci dentro, senza attribuire ai nostri competitor le nostre difficoltà. Per essere noi più competitivi, settore per settore».
Con quale obiettivo?
«Chiarire chi siamo e dove vogliamo andare, perché la distintività cooperativa è il nostro valore aggiunto. Se ci omologhiamo ad altri modelli di impresa, se il prezzo, o l'interesse, sono l'unico valore di riferimento, abbiamo perso in partenza».
Guardi che se si parla di centralità del socio, sono tutti d'accordo. Schelfi per primo.
«Ma il problema, come sempre, è la prassi, la coerenza tra il dire e il fare, il recupero, come dice Gios, di credibilità. La gente è stufa di richiami ai valori e principi in modo autoreferenziale. Schelfi è un libro aperto: niente di nuovo sotto il sole, quando evidenzia la priorità del ruolo della Federazione. Schelfi conviene sulla necessità del cambiamento? Allora, la risposta non può essere la continuità peggiorativa».
Dalpalù proprio non la convince?
«Non basta esser un buon commercialista per gestire bene un'azienda cooperativa. Una classe dirigente deve sempre sottoporsi ad una valutazione. Io, che opero nel consumo, una verifica della gestione Dalpalù del Sait la pretendo. Non un giudizio sulla persona, sia chiaro».