Casse Rurali, da ottobre un altro taglio. Via alle fusioni: da 40 anni saranno 15
Rivoluzione da ottobre
Il nuovo presidente della Federazione della Cooperazione Giorgio Fracalossi , che è anche il numero uno del credito cooperativo trentino, rilancia e accelera sulle fusioni delle Casse rurali. Il nuovo piano che si va delineando va oltre il dimezzamento previsto l'anno scorso, da 43 a 22 Casse. Ora si parla di accorpamenti dalle attuali 40 fino a 15-17 istituti di credito, da avviare a partire da ottobre. La pressione arriva dalla riforma nazionale, dalla Banca d'Italia e dalle nuove normative europee, sempre più stringenti sui requisiti patrimoniali delle banche. Anche per questo motivo la Fabi, il sindacato maggioritario a cui è iscritto il 70% dei 2.950 dipendenti di Rurali, Cassa Centrale e società collegate, ha firmato venerdì, contro l'opinione delle altre organizzazioni sindacali, l'accordo con la Federazione che istituisce il Fondo salva-lavoro per i bancari coop trentini.
Tra i contenuti principali dell'intesa tra Fabi e Federcoop c'è infatti, in primo luogo, la costituzione dell'Ente bilaterale territoriale di categoria, che dovrà gestire, attraverso un Comitato paritetico tra aziende e lavoratori, il «Fondo per il sostegno dei livelli occupazionali e della mobilità del personale delle Casse Rurali trentine ed enti collegati». Il Fondo sarà finanziato con risorse a carico delle aziende, dei lavoratori e degli amministratori delle Casse. La misura delle contribuzioni sarà definita con apposito accordo entro il 31 ottobre, la data entro la quale a livello nazionale le parti si sono impegnate a rinnovare il contratto, e nei 30 giorni successivi sarà sottoposta al giudizio dei lavoratori tramite referendum, che sarà decisivo per attuarla.
Nell'accordo viene inoltre confermata la costituzione della Cabina di regia provinciale, anch'essa paritetica, impegnata a monitorare l'andamento del sistema con particolare attenzione alle situazioni di criticità nel settore. Entro il 31 ottobre la cabina di regia dovrà emanare direttive che propongano criteri coerenti per la definizione dei compensi di dirigenti e amministratori, nonché indirizzi per il controllo dei costi di funzionamento degli organismi statutari delle Rurali. Infine, come da impegni presi nell'accordo dell'11 marzo scorso, questo mese o al massimo ad agosto sarà erogata in busta paga, nelle Casse in utile, una quota del 50% del premio variabile di risultato, in media circa 1.000 euro.
Gli altri sindacati, Fiba Cisl, Fisac Cgil e Uilca Uil, hanno ritenuto invece di non firmare l'intesa in attesa dell'accordo nazionale sull'ente bilaterale e sul fondo per l'occupazione. «Ma non dobbiamo lasciare che Roma decida per noi - afferma il segretario coordinatore della Fabi Domenico Mazzucchi - Meglio invece gestire insieme le ricadute della riorganizzazione e le risorse del fondo. Abbiamo ottenuto l'impegno a salvaguardare tutti i posti di lavoro e il pieno diritto ad una contrattazione locale di secondo livello ancora più forte e strutturata».
«Nell'accordo - prosegue Mazzucchi - non c'è nessun riferimento al taglio di alcuni diritti di cui aveva parlato in passato la Federazione. In questo modo il tavolo trentino ha dimostrato di saper essere anticipatore e trainante e di salvaguardare l'autonomia trentina, così come è stato a suo tempo per la costituzione del Fondo pensione complementare e della Cassa mutua, a cui sono seguite, in tempi diversi, analoghe intese nazionali». Nei prossimi mesi, aggiunge la Fabi, proseguirà il lavoro per allargare agli enti centrali l'accordo sul salario variabile 2014 e procedere al rinnovo del contratto integrativo provinciale.
Sul versante della riforma nazionale del credito cooperativo, intanto, il presidente di Federcasse Alessandro Azzi conferma, al Sole 24 Ore , che il decreto del governo sulle Bcc è stato rinviato alla ripresa dopo l'estate, sottolinea di nuovo che nella proposta nazionale di Federcasse si parla di una sola capogruppo, presumibilmente Iccrea, anche se lascia aperta la possibilità di fasi transitorie. Infine, preannuncia un suo passo indietro dalla presidenza di Federcasse, per la quale è in scadenza a novembre: «È ora che le nuove generazioni si facciano avanti».