Rurali, piano anticrisi Si cedono le sofferenze
Per togliersi dal groppone buona parte degli 1,2 miliardi di euro di crediti in sofferenza, un decimo dei prestiti totali, le Casse rurali stanno studiando tramite Cassa Centrale Banca un piano che eviterebbe gli svantaggi della semplice cessione degli insoluti. La nuova operazione, una sorta di «cartolarizzazione assicurata», potrebbe partire nei primi mesi del 2016 e liberare i bilanci delle Rurali non di decine ma di centinaia di milioni di debiti non pagati, chiudendo la partita con l'eredità della crisi e rafforzando le banche coop di fronte alle trasformazioni in atto del sistema bancario.
La proposta è per certi aspetti è la pedina più importante che il credito cooperativo trentino e del Nord Est giocherà nella «partita a scacchi» della riforma, anzi, come la definisce il presidente di Cassa Centrale Giorgio Fracalossi, della «rifondazione» del sistema del credito coop nazionale. Perché il nodo attorno a cui si decide la riforma è quello dei requisiti patrimoniali delle Casse collegati alla rischiosità dei crediti. E del rafforzamento del capitale delle capogruppo per evitare che le crisi le paghino i depositanti o i contribuenti.
«Il sistema bancario italiano ha 200 miliardi di sofferenze e altri 150 di crediti anomali» spiega Fabrizio Berti di Cassa Centrale nel primo intervento del meeting «Dinamiche di un passato irreversibile?», organizzato al Teatro Comunale di Bologna dalla banca di secondo livello delle Rurali trentine e Bcc del Nord Est con le società informatiche Phoenix e Ibt. «Le sofferenze ? prosegue Berti ? portano ad accantonamenti e rettifiche che appesantiscono il bilancio, maggior costo del credito, minore redditività».
La gestione attiva del credito deteriorato, in capo alla controllata Centrale Credit & Real Estate Solutions, comprende diversi strumenti. La «strada maestra», puntualizza Berti, è la cessione, perché così le sofferenze escono dal bilancio della banca. A fine mese verranno venduti all'operatore specializzato Christofferson Robb & c. 320 milioni di sofferenze di 27 banche coop, di cui 60 milioni trentini. Un'ulteriore operazione da 125 milioni è prevista a novembre e una da 450 milioni l'anno prossimo (l'Adige di giovedì).
Ma la cessione si fa a prezzi molto bassi - i 320 milioni sono venduti a 32,5 milioni - e Rurali e Bcc devono mettere in conto la relativa svalutazione. Così, dice Berti, Cassa Centrale lavora ad una nuova ipotesi: le sofferenze verrebbero cartolarizzate, cioè «trasformate» in titoli attraverso la consueta società veicolo, ma a differenza delle cartolarizzazioni classiche verrebbero effettivamente cedute dalla Rurale, che pagherebbe l'assicurazione ad una compagnia che garantisce il rimborso. Insomma l'impatto sui conti sarebbe diluito anche in 10-12 anni.
«Trasformiamo il costo di esercizio delle sofferenze in una sorta di ammortamento con un canone di assicurazione pluriennale ? riepiloga il direttore di Cassa Centrale Mario Sartori ? ma dobbiamo trovare la condivisione della Vigilanza». Liberare le Rurali da grandi quantità di sofferenze diventa cruciale perché la Banca d'Italia guarda sempre più al rischio di credito per stabilire il fabbisogno patrimoniale. Per fare un esempio di attualità, la Rurale di Rovereto ha un indicatore patrimoniale pari all'11,38%, superiore al limite di legge del 10,50%. Ma il limite diventerà sempre più mobile: non basterà essere sopra se i crediti sono molto rischiosi. «Ormai ? spiega Sartori ? chi ha l'indicatore inferiore al 12-12,50% finisce sotto la lente d'ingrandimento».
E Cassa Centrale rilancia a Bologna, davanti a oltre 130 Casse rurali e banche cooperative di tutta Italia, il progetto del gruppo «Credito cooperativo italiano», l'unico, rimarca il presidente Giorgio Fracalossi , ad essere stato finora presentato a livello nazionale. Ma la situazione della riforma del credito coop è ancora in movimento. Il decreto del governo arriverà presto, probabilmente con la legge di Stabilità. Poi dovrebbe toccare a Bankitalia la definizione dei requisiti patrimoniali delle holding e delle altre regole dei nuovi gruppi bancari. Federcasse insiste per il gruppo unico. E spunta l'ipotesi, che non dispiacerebbe al potente alleato tedesco Dz Bank, di una newco come holding nazionale.
«Il decreto arriverà presto ma molte cose sono da definire - spiega l'ex presidente di Federcoop Diego Schelfi , che è vice in Federcasse - Il governo e la Banca d'Italia stanno discutendo se le specifiche saranno nel decreto o verranno stabilite dalla Vigilanza nei quattro mesi successivi».
Il decreto parlerà di gruppi al plurale, lasciando quindi aperta la porta al progetto Cassa Centrale. Molto però dipenderà da quali requisiti patrimoniali verranno fissati per la capogruppo - Cassa Centrale comunque punta a quota 1 miliardo - oltre che dalla modifica del Testo unico bancario nella direzione proposta dai trentini e accolta da Federcasse dell'approccio «risk based»: la singola Bcc è tanto più autonoma quanto più economicamente sana.
Nodi aperti, ricorda Schelfi, sono anche la trasformabilità delle Bcc in banche popolari - è la scelta fatta dalla Banca di Bologna, che ha portato il saluto iniziale al convegno con il direttore Enzo Mengoli - e l'obbligatorietà o meno dell'adesione a un gruppo. Il tutto mentre la più grande banca coop italiana, la Bcc di Roma, oltre ad avanzare un'offerta sulla Banca Padovana in crisi, sponsorizza la soluzione nuova holding nazionale, né Iccrea né Cassa Centrale.
Un'ipotesi che pare non dispiaccia a Dz Bank, che pure, tramite Lars Hille , ha portato al meeting l'adesione di massima del colosso coop tedesco al progetto di Cassa Centrale (a cui partecipa col 25%).
In un messaggio al convegno, si è fatto sentire anche il presidente di Federcasse Alessandro Azzi , per ribadire che la soluzione unitaria, ovvero il gruppo unico nazionale, è la migliore. Azzi aveva annunciato un passo indietro dalla presidenza di Federcasse, che verrà rinnovata tra un paio di mesi - «E non ne parla nessuno!» osserva Fracalossi - ma in questo contesto movimentato potrebbe essere confermato per un periodo limitato.
I vertici di Cassa Centrale hanno presentato il progetto sulle linee della conferenza stampa di fine luglio alla Borsa di Milano. «È un progetto concreto che può essere realizzato in breve tempo per rispondere a quanto ci viene chiesto dagli Organi di vigilanza - afferma il vicepresidente veneto di Cassa Centrale Carlo Antiga - La norma sul bail-in (il rischio che anche i clienti con depositi oltre i centomila euro e gli obbligazionisti siano chiamati a pagare per un eventuale dissesto della banca) cambia il rapporto tra banca e cliente, che non cercherà più solo le migliori condizioni di tasso ma anche la sicurezza e la solidità».
«L'unità del sistema è un valore in cui crediamo profondamente - ribadisce dal canto suo Fracalossi - ma che oggi ha bisogno di essere coniugato con una radicale rifondazione di tutte le sue componenti».
Fracalossi ricorda la creazione della holding Cassa Centrale entro la prossima primavera con le società di prodotto Phoenix, Cesve, Ibt, Assicura, Assicra. E poi le linee del gruppo: minimo 91 Bcc aderenti, contratto di direzione e coordinamento con la capogruppo, che dovrebbe avere 800-1.000 milioni di patrimonio, apertura ai capitali esterni a partire da Dz.