Casse rurali, fusione vicina fra Trento e Aldeno-Cadine
Due firme e una stretta di mano sanciscono l'avvio ufficiale del percorso di fusione tra Cassa rurale di Trento e Cassa Rurale di Aldeno e Cadine. È quella tra i presidenti Giorgio Fracalossi (per Trento) e Luigi Baldo , che nella tarda mattinata di venerdì hanno condiviso il protocollo di intesa che dà il la ad un lavoro di mesi al termine del quale, dal primo luglio 2016, dovrebbe nascere la più grande, per masse intermediate, cassa rurale del Trentino.
Una Cassa che avrebbe una base sociale enorme, con 17.800 soci, una raccolta complessiva di 2,6 miliardi e un volume di impieghi (prestiti alla clientela) di 1,5 miliardi, oltre 300 dipendenti e 37 sportelli, uno in più degli attuali secondo una nota della Federazione trentina della cooperazione.
«Abbiamo condiviso l'opportunità dell'aggregazione per affrontare al meglio le sfide di un contesto sempre più complesso e difficile. La nuova Cassa rurale sarà più forte e competitiva» fanno sapere Fracalossi e Baldo attraverso la nota di Federcoop. Si tratterà di una fusione per incorporazione e la denominazione della futura banca sarà quella della incorporante: «Cassa Rurale di Trento». I due presidenti tengono a ribadire che non di «salvataggio» della Rurale di Aldeno si tratta, ma di «una opportunità. Pur con qualche appesantimento» riconoscono «dovuto alla situazione contingente che ha richiesto una politica di prudente svalutazione dei crediti, non è in discussione alcun piano di salvataggio delle Rurale di Aldeno e Cadine, ma di rafforzamento e consolidamento».
A «suggerire» il rafforzamento patrimoniale anche attraverso l'accorpamento è in primis Bankitalia. Tant'è che la fusione tra i due istituti di credito cooperativi non era inzialmente contemplata ai piani alti di Federcoop, secondo i quali - nel contesto del piano di razionalizzazione delle rurali della Provincia - la Cassa di Trento sarebbe rimasta autonoma. In seconda battuta, il pressing di Bankitalia ha portato ad una accelerazione degli eventi negli ultimi sei mesi. In luglio, i cda delle due Casse fecero sapere di avere avviato un «percorso condiviso per unire le forze».
Tre giorni fa, l'ufficializzazione con il protocollo. A non voler parlare di «salvataggio» è in particolare l'incorporata Aldeno e Cadine, che per stessa ammissione del presidente Baldo davanti ai soci, nell'assemblea del 24 aprile scorso, ha avuto difficoltà nel gestire al meglio il credito, con la conseguenza che, su pressione di Bankitalia che ha imposto un adeguamento della governance, sono stati cambiati sei consiglieri di amministrazione su undici.
La Rurale di Aldeno e Cadine ha infatti chiuso il 2014 con 5,82 milioni di perdita (a fronte di utile netto 2013 di 2 milioni) ed è stata costretta a rettifiche sui crediti per 28 milioni.
Numeri «figli» della crisi, soprattutto del comparto costruzioni-immobiliare, che ha portato i crediti non performing da 100 a 150 milioni. Tuttavia - ecco la ragione per cui di «salvataggio» non si vuole parlare - la Cassa di Aldeno e Cadine ha un coefficiente di solvibilità patrimoniale del 12,72%, come si evince dal prospetto di offerta di prestito obbligazionario per 10 milioni di euro recente proposto (durata 5 anni, fino al luglio 2020), migliore, per intenderci, di quello di Unicredit (11,32%).
La Rurale di Trento ha chiuso il 2014 con una raccolta complessiva di 1,842 miliardi (1,297 quella diretta), impieghi (in calo sul 2013 del 5,54%) per 919,7 milioni e un utile netto di 2,6 milioni. Sulla base del risultato di esercizio 2014, il «matrimonio» dovrebbe portare ad una Cassa con un patrimonio netto di 218 milioni di euro: 147,8 milioni quello di Trento e 70,133 quello di Aldeno e Cadine, «intaccato» dalla perdita (era di 74,97 milioni nel 2013).