Seat Pagine Gialle nella bufera Indagato anche Lino Benassi
Undici ex amministratori di Seat Pagine Gialle, tra cui il manager trentino Lino Benassi, sono indagati dalla procura di Torino per bancarotta fraudolenta. Nell’ambito di questa inchiesta, l’altro giorno il Tribunale ha deciso come misura cautelare l’interdizione per dodici mesi da tutte le cariche societarie. Benassi dovrà dunque lasciare, tra l’altro, la presidenza della Finanziaria Trentina e la carica di consigliere di amministrazione di Lunelli spa e di Diatec Holding.
Il manager trentino conferma la notifica della misura interdittiva. «Dovrebbe comportare l’autosospensione per dodici mesi dagli incarichi. Con i miei legali stiamo preparando il ricorso». Per il resto, sulla sostanza dell’accusa, preferisce non fare commenti. Benassi è stato nel cda di Seat Pagine Gialle dalla fine del 2003 al 2012 come consigliere indipendente. Insieme a lui sono indagati, e ora interdetti, l’allora amministratore delegato Luca Majocchi, l’ex presidente Enrico Giliberti e altri otto manager.
Benassi è attualmente presidente della Finanziaria Trentina, la società di investimento di 60 imprenditori trentini, e di Ft Energia, il principale socio privato di Dolomiti Energia. È consigliere di amministrazione di Lunelli spa, la holding del gruppo delle bollicine, di Elle52 Investimenti, la nuova subholding delle attività finanziarie del gruppo Lunelli, della Diatec Holding di Diego Mosna, della Zignago Vetro, che controlla la Vetri Speciali in procinto di insediarsi nella ex Whirlpool. È inoltre presidente di Dea Capital Real Estate e consigliere di altre società del gruppo De Agostini come Dea Capital e B&D Finance.
L’inchiesta sulla Seat prende le mosse dall’acquisizione della società nel 2003 da parte di quattro fondi di private equity, Investitori Associati, Bc Partners, Cvc e Permira, che la rilevarono dalla Telecom allora guidata da Marco Tronchetti Provera. I fondi pagarono 3 miliardi di euro una società che all’epoca aveva un fatturato di 1,4 miliardi e margini lordi superiori al mezzo miliardo. Solo che i quattro rivendono quasi subito una quota alla banca Usa Lehman Brothers per 800 milioni e, sempre nel 2004, ricevono come azionisti la loro parte di un maxi dividendo straordinario di 3,6 miliardi deliberato dall’allora cda.
Per pagare questo dividendo la società si indebitò per oltre 4 miliardi e da allora cominciò la parabola discendente che la portò nel 2013 al concordato preventivo.
La difesa dei manager indagati sostiene invece che la crisi di Seat è conseguenza dell’irrompere del web e del crollo della pubblicità che hanno reso obsoleto il business delle Pagine Gialle. Nella crisi sono stati coinvolti anche migliaia di piccoli azionisti e risparmiatori.