Riforma, le casse rurali che rifiutano la Holding potranno mantenere la forma cooperativa
Mantenere, almeno formalmente, le riserve indivisibili, adottando il modello della coop che controlla la Spa, e che mantiene, quindi, le riserve. È questo il punto di caduta di cui si è discusso a lungo nella riunione di maggioranza convocata a poche ore dall'inizio del voto, in commissione Finanze alla Camera, degli emendamenti al decreto banche che contiene oltre alla riforma delle Bcc anche la garanzia dello Stato sulla cartolarizzazione delle sofferenze.
La base di partenza del confronto con deputati e senatori è la proposta già depositata dal capogruppo Pd in commissione Finanze Michele Pelillo che prevede che la Bcc che decide di non aderire alla nuova holding possa rimanere cooperativa, modificando la sua missione sociale e conferendo l'attività bancaria alla Spa.
Proposta che sostituisce l'attuale meccanismo, che prevede invece la trasformazione diretta della Bcc in Spa. Per l'operazione l'istituto dovrà comunque pagare una tassa straordinaria che dovrebbe però, diversamente da quanto proposto da Pelillo, rimanere comunque al 20% del patrimonio netto. Su questo punto ci sarebbe ancora un ragionamento aperto. Non è chiaro però, come rilevano diversi osservatori, come la banca spa senza tali riserve potrebbe soddisfare a questo punto i requisiti di capitale Cet1 richiesti dalla Banca d'Italia per concedere l'autorizzazione all'attività (ma anche dalla Bce). Requisiti che va ricordato devono garantire la solidità dell'istituto di credito in caso di problemi.
Così come sulla tempistica (ora si parla di 120 giorni, che potrebbero diventare 90 o anche 60) per consentire anche alle piccole Bcc che volessero rimanere fuori di farlo "congiuntamente" alla grande, che deve in ogni caso avere un patrimonio superiore a 200 milioni. Requisito che dovrà essere verificato a una data certa - altra modifica che dovrebbe arrivare alla Camera, sollecitata anche dalla Banca d'Italia - che dovrebbe essere al 31 dicembre 2015. Nel corso della riunione, presenti per il governo il viceministro dell'Economia Enrico Morando, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti e il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, si sarebbe affrontato anche il nodo dei gruppi 'territorialì, visto il pressing di tutti i gruppi per recuperare almeno la norma 'salva-Alto Adigè, che consentirebbe al gruppo Raiffeisen di rimanere autonomo (così come già prevedeva, peraltro, il progetto di autoriforma messo a punto dalle stesse Bcc e poi recepito solo in parte dal governo).
La mediazione raggiunta sulla way out delle Bcc non convince del tutto, comunque, parte della maggioranza. Resta il rischio di smontare il sistema cooperativo, avverte il senatore di Ap Luigi Marino, ex presidente di Confcooperative, secondo il quale al Senato la partita resterà comunque da giocare. Vero è, però, che anche per questione di tempi stretti, vista la pausa pasquale, il governo potrebbe mettere la fiducia sul provvedimento già alla Camera. Nel corso della riunione si sarebbe affrontato anche il tema degli indennizzi agli obbligazionisti delle 4 banche, visto che ci sono alcuni emendamenti per aumentare le risorse, ribadendo la necessità - almeno da parte parlamentare - di procedere al più presto con i decreti per far partire gli arbitrati (un decreto ministeriale e un dpcm).