Domani lo sciopero dei servizi In 30mila pronti a fermarsi
Domani, in Trentino come nel resto d’Italia, i lavoratori dei servizi incroceranno le braccia per protestare contro il mancato rinnovo del contratto nazionale e contro la progressiva erosione dei loro di diritti, tra cui quello relativo alla malattia retribuita oppure concernente le forme di garanzia in caso di avvicendamento delle aziende appaltanti. Lo sciopero, annunciato ieri mattina in conferenza stampa, è stato proclamato in modo unitario dai sindacati nazionali Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uil trasporti, e poi recepito a livello locale, nel tentativo di sbloccare una situazione definita come «estremamente delicata», e caratterizzata da blocchi contrattuali che, in alcuni casi, si protraggono addirittura da sei anni.
L’obbiettivo dell’iniziativa di protesta, attuata da professionisti di un settore a netta prevalenza femminile, è quello di ribadire con forza la propria contrarietà a interventi che compromettano i diritti dei lavoratori, rendano ancora più precario un sistema considerato fragile e portino a nuove espulsioni dal mercato occupazionale.
«In Trentino - ha precisato il segretario della Filcams Cgil Roland Caramelle - lo sciopero riguarda all’incirca trentamila lavoratori, che da diversi anni vivono una condizione a nostro giudizio intollerabile. Non solo non possono contare su un adeguamento salariale rispetto all’inflazione ed al mutato costo della vita, ma si vedono anche erodere progressivamente i propri diritti. Se la cosa è preoccupante sul piano nazionale, a livello locale la situazione è aggravata da un sensibile calo delle gare di appalto per servizi e da un margine di profitto per le aziende sempre più ridotto».
Stando a quanto emerso, infatti, gli impiegati di mense, agenzie di viaggio, ristorazione, pubblici esercizi, imprese di pulizia, farmacie private e comparto termale - molti dei quali definiti dai sindacati come «lavoratori invisibili», perché attivi in settori che non sono a diretto contatto con il pubblico - si troverebbero in una condizione di grave subalternità rispetto alle controparti datoriali, interessate a riformulare in modo più vantaggioso per le aziende i riferimenti economici e normativi inseriti nei vecchi contratti collettivi. Tra le proposte avanzate dagli esponenti degli enti imprenditoriali e cooperativi nei tavoli di concertazione attualmente in stallo, vi sarebbero la riduzione degli orari di lavoro, l’annullamento delle clausole di salvaguardia del personale e, nei casi peggiori, il mancato pagamento dei primi tre giorni di inattività per malattia.
«Stiamo parlando - ha aggiunto Stefano Picchetti, della Uiltucs - di persone con salari già molto bassi (mediamente 6,5 euro lordi all’ora), spesso con il part-time oppure con orari spezzati nell’arco di tutta la giornata. Con questo sciopero ci auguriamo di informare anche le stazioni appaltanti (compresa la pubblica amministrazione) dell’inopportunità di contrarre contratti al ribasso con aziende che poi si rivalgono sui lavoratori».
In occasione dello sciopero, i lavoratori dei servizi dell’intera regione Trentino Alto Adige si ritroveranno in piazza Lodron, a Trento (a partire dalle 9.30), per dare vita un presidio di protesta e sensibilizzare la cittadinanza sulla questione.