Bcc, è braccio di ferro sul gruppo nazionale La Federazione perderà i controlli sul credito
«Sui principi generali siamo tutti d'accordo. Il nodo sono i macro indirizzi industriali, come organizziamo il gruppo, cosa si fa con le società informatiche. Ma occorre far presto, entro maggio si decide», afferma il presidente di Cassa Centrale Banca Giorgio Fracalossi.
Sul gruppo nazionale del credito cooperativo siamo al braccio di ferro finale, due settimane in cui il tavolo dei manager e il comitato di fusione Iccrea-Cassa Centrale arriveranno all'accordo, oppure no. Come che vada, sarà rivoluzionato l'intero assetto della cooperazione trentina. La Federazione, ad esempio, perderà importanti funzioni sul credito come l'auditing e il controllo.
Il punto è stato fatto da Fracalossi nella sua relazione all'assemblea di Cassa Centrale e della holding Centrale Finanziaria del Nord Est ieri mattina al Grand Hotel Trento. Un Comitato «politico» di fusione supportato da un Comitato «tecnico» di manager costituiranno un tavolo di sintesi per proporre contenuti e tappe del gruppo bancario cooperativo nazionale. Il confronto avviato con Iccrea Holding, presente ieri col presidente Giulio Magagni (in qualità di presidente di Emilbanca, cliente di Phoenix Informatica Bancaria), entra pertanto in una fase decisiva. «Non dico che siamo l'ago della bilancia, ma quasi» sottolinea Fracalossi.
«Cassa Centrale - ricorda - aveva presentato a Bologna un modello di gruppo bancario che ha avuto successo tra le Bcc. Federcasse ci ha chiesto che diventasse un progetto nazionale. Ma la fiducia che ci hanno dato tantissime banche richiede una risposta rapida». Anche le Bcc più grandi che stavano valutando la way-out (scadenza il 15 giugno) sceglieranno in base alla qualità della proposta nazionale. Fracalossi comunque nella sua relazione cita il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco , quando l'anno scorso aveva lasciato le porte aperte a più gruppi coop.
Tra i nodi da sciogliere, il contratto di coesione tra la holding e le singole Rurali e Bcc, con l'autonomia legata al rischio, e le società informatiche. «Dobbiamo sostenere - afferma il presidente uscente di Phoenix Luigi Cristoforetti nell'assemblea della società informatica, tenutasi anch'essa ieri, a proposito della riforma del credito coop - la preminenza di valutazioni di tipo industriale perseguendo obiettivi di efficienza rispetto a scelte di mero interesse politico».
Per il socio tedesco Dz Bank (25% di Cassa Centrale) è intervenuto Claudio Ramsperger , capo divisione crediti. Anche i tedeschi vanno verso una maxi-fusione del credito coop tra Dz e Wgz. «Facciamo una fusione alla pari anche se le due realtà sono di diverse dimensioni». E così Dz auspica in Italia.
L'assemblea di Cassa Centrale, a cui hanno partecipato 65 soci, su 88 corrispondenti al 99,369% delle azioni totali, ha approvato il bilancio 2015 che si chiude con un utile netto di 14,8 milioni di euro. Il dividendo distribuito ai soci, compresi Dz Bank e la Provincia, ammonta in tutto a 5,7 milioni. Dal bilancio emerge, tra l'altro, che la banca ha effettuato l'anno scorso finanziamenti anticrisi per un totale di 71 milioni, di cui 48 alle Bcc nazionali e 23 alle Rurali trentine.
Centrale Finanziaria invece distribuisce ai soci Rurali e Bcc 4 milioni sull'utile totale di quasi 6 milioni.