Rurali, piano alternativo al gruppo unico L'appello di 15 Bcc piace a molte Rurali
«Gli amministratori prendano coscienza dello scippo che si sta perpetrando ai danni delle economie locali»
«Gli amministratori prendano coscienza dello scippo che si sta perpetrando ai danni delle economie locali e del modello di business delle Bcc da cooperative autonome a sportelli di una Capogruppo. Da questa situazione si esce solo creando una seconda Capogruppo in grado di realizzare competitività ed efficienza nel rispetto della sana e prudente gestione».
L'appello arriva da Monte Pruno (Salerno), Borgo San Giacomo (Brescia), Civitanova Marche, Pisa, Messina, Venezia e altre località: 15 banche cooperative di tutta Italia che insieme hanno un attivo di bilancio di 8,8 miliardi di euro, 709 milioni di fondi propri, 1.107 dipendenti e hanno chiuso il 2015 con un utile complessivo di 36 milioni.
Bcc e Casse rurali sono allarmate per il modello di gruppo che sta venendo fuori nel credito cooperativo nazionale.
A cui si aggiunge, per il Trentino, la prospettiva che Cassa Centrale sia controllata dalla capogruppo nazionale, in cui il Nord Est avrà una quota rilevante, probabilmente superiore al 20%, ma non certo di controllo. «Il gruppo unico nazionale ha controindicazioni sia per il Trentino che sui principi cooperativi, che andrebbero salvaguardati - sottolinea il presidente della Cassa Rurale di Rovereto Geremia Gios - Su questo tema ci sono una serie di incontri, anche se siamo molto concentrati sui problemi da risolvere nella singola Cassa».
La posizione di Gios è tutt'altro che isolata: venerdì in assemblea della Federazione si sono espressi criticamente sul gruppo unico Cesare Cattani , presidente della Rurale Bassa Anaunia e Sandro Pancher , presidente della Cassa di Mezzocorona.
«Molti di noi preferirebbero un gruppo alternativo - sostiene il presidente della Rurale Valsugana e Tesino Paolo Zanetti - Il decreto sulla riforma lo consente, anche se non è facile raccogliere 1 miliardo di euro di patrimonio».
L'assist delle 15 Bcc, tra le quali c'è la Bcc Marcon di Venezia socia di Cassa Centrale, e delle Rurali trentine potrebbe aiutare Cassa Centrale Banca nel braccio di ferro finale con Iccrea Holding. Ieri i protagonisti della trattativa erano tutti a Tolmezzo, in Friuli, all'assemblea della Federazione friulana delle Bcc.
Negli interventi di saluto di Giorgio Fracalossi di Cassa Centrale e Giulio Magagni di Iccrea non sono state toccate le discussioni sul gruppo nazionale. Il presidente di Federcasse Alessandro Azzi ha invece fatto un ragionamento più ampio sottolineando l'impegno per la soluzione unitaria.
Le Bcc lombarde hanno dato mandato ad Azzi perché inviti Cassa Centrale e Iccrea a sottoscrivere il protocollo unitario, su cui però solo Iccrea sta facendo problemi.
«Il protocollo su cui abbiamo concordato è un documento politico - afferma Fracalossi di ritorno da Tolmezzo - Il progetto industriale, l'assetto della holding, il ruolo nazionale di Trento sono tutte cose ancora da decidere». Il riferimento è alle anticipazioni dell' Adige nei giorni scorsi sui possibili assetti del nuovo gruppo nazionale, dove Cassa Centrale verrebbe controllata dalla holding. «Per questo non si capisce perché Iccrea abbia stoppato la firma, non vediamo quali problemi potrebbe avere la Bce su un documento di intenti».
Cassa Centrale chiede che entro il 15 giugno si costituisca il comitato che elabori il progetto industriale del gruppo. È vero che la riforma prevede 18 mesi per costituire il gruppo o i gruppi. Ma la Banca d'Italia, che emetterà a breve i decreti di attuazione in particolare sul contratto di coesione tra capogruppo e singola Bcc, spinge per fare presto.
Sulla scadenza del 15 giugno Fracalossi puntualizza: «Non staremo lì col cronometro. Ma abbiamo preso un impegno e lo abbiamo rispettato fino in fondo, non possiamo aspettare troppo». Lunedì 20 giugno è convocato il cda di Cassa Centrale che dovrebbe prendere le decisioni definitive.
È vero che l'ipotesi di accordo è essenzialmente politica. Ma vi sono delineati gli elementi base del gruppo unico e l'«invasività» della capogruppo, come è stata definita nell'assemblea di settore delle Casse rurali. Tra l'altro, le 15 Bcc si appellano alla Banca d'Italia «affinché voglia dettare norme precise sulla composizione qualitativa degli organi di governo delle Bcc e, soprattutto, della capogruppo, affinché non si applichi il manuale Cencelli del credito cooperativo».
La richiesta di un'altra capogruppo, perché «il mercato si regge sulla concorrenza non sul monopolio», non cita esplicitamente Cassa Centrale. Ma è partita una lettera indirizzata a tutte le Bcc e Rurali italiane per informarle dell'iniziativa e sensibilizzarle nei confronti delle questioni sollevate dalle 15 consorelle.
«Nel gruppo unico saremmo annullati» ha affermato in assemblea di Federcoop Sandro Pancher . Che si è soffermato poi sulla stessa Federazione, sotto pressione anche per la riforma del credito, chiedendo una vera e propria fase costituente.