Lamborghini in F1? Il gelo di Domenicali
Automobili e industria, raffredda gli entusiasmi sulle voce di un ritorno in Formula Uno. Si punta tutto sul Suv Ursus
Orgoglio Lamborghini. «Siamo in crescita, vicini alla massima capacità. Ma non vogliamo una rincorsa ai volumi di vendite, vogliamo invece consolidare la crescita e rafforzare il più possibile la percezione e la fama del nostro marchio». Stefano Domenicali fa il bilancio dei suoi primi mesi alla guida della Casa del Toro.
E nella sua prima vera e propria uscita all’estero, da numero uno dell’azienda, spiega la strategia che ha in mente per uno dei simboli del «Made in Italy» in tutto il mondo, non nascondendo le preoccupazioni per possibili shock finanziari come quello di un’eventuale Brexit: «Bisogna essere pronti a intervenire con la massima flessibilità possibile in caso di crisi, e a reagire in un mercato sempre più dinamico e caratterizzato da un’alta volatilità, perché i cambiamenti sono molto veloci».
L’occasione per parlare del suo esordio in Lamborghini è l’inaugurazione a Seattle del nuovo centro ipertecnologico della società di Sant’Agata Bolognese, dove si sfruttano le sinergie con l’industria aerospaziale (vedi la presenza sul territorio di un gigante come Boeing) per lo sviluppo della fibra di carbonio nel settore delle auto supersportive. Un’eccellenza che non ha eguali nel settore automobilistico, resa possibile anche grazie agli investimenti della casa madre, la tedesca Audi.
«Lamborghini vanta una lunga esperienza nell’impiego della fibra di carbonio, una delle più importanti chiavi del successo delle nostre vetture del passato, del presente e del futuro», spiega Domenicali, 51 anni, ex capo del team della Scuderia Ferrari in Formula Uno.
E proprio su un possibile ritorno della Lamborghoini nel circuito della Formula Uno, Domenicali fredda gli entusiasmi: «Nel breve termine no. In questo momento le nostre priorità sono altre».
«Dobbiamo concentrare i nostro investimenti sulla realizzazione del nostro Suv Urus e sul consolidamento della nostra immagine», ha spiegato. «Con Urus cambia il quadro della Lamborghini, proiettandola nei prossimi dieci anni su un obiettivo nuovo. Andiamo ad aggredire - ha detto Domenicali - un segmento più competitivo in cui ci sono tutti i più importanti costruttori, allargando la base della nostra clientela a una nicchia non tradizionale». Ma il Ceo di Lamborghini svela anche come tra le sfide futuro ci sia quella della supercar elettrica: «Non prima del 2024 - spiega - non esiste al momento la tecnologia. Ma sono convinto che dobbiamo prepararci anche a questo cambiamento».
Intanto la parola d’ordine è «stabilizzare la crescita»: sia in Usa dove nel 2015 si sono vendute 1.200 vetture, sia in Giappone dove lo scorso anno ne sono state acquistate oltre 300.
Intanto a Seattle Lamborghini sviluppa un programma di ricerca e innovazione teso a costruire auto supersportive sempre più leggere, sicure e contenendo i consumi: «Grazie ai continui sviluppi della nostra ricerca siamo in grado di migliorare costantemente sia le prestazioni sia l’aspetto estetico delle nostre supersportive», afferma Maurizo Reggiani, direttore ricerca e sviluppo di Automobili Lamborghini.
«L’abilità di sfruttare questo materiale leggero - aggiunge - fornisce a Lamborghini un vantaggio competitivo in futuro per le proprie vetture e per il processo produttivo». Esempio di questo lavoro la Centenario, supercar presentata al Salone dell’auto di Ginevra del 2016, completamente realizzata con una carrozzeria in fibra di carbonio.