Trenta maxi-debitori insolventi devono mezzo miliardo di euro alle banche
I 32 maggiori debitori trentini in sofferenza, lo 0,5% del totale, devono alle banche 490 milioni di euro, il 22,8% dei debiti non pagati complessivi. In media ciascuno di loro ha insoluti per 15 milioni. Tra essi ci sono certamente aziende finite in difficoltà per la crisi, dove i titolari si sono spesi fino all’ultimo per portare avanti l’attività. Ma ci sono anche quelli che hanno lasciato morire l’azienda portando via la cassa o i grandi progetti immobiliari falliti degli ultimi anni. Di fatto, è stato soprattutto per questi clienti che si sono trovate in difficoltà la Cassa Rurale di Rovereto, quella di Folgaria o la Cassa di Risparmio di Bolzano.
È stato il presidente dell’Abi, l’Associazione delle banche italiane, Antonio Patuelli a sostenere qualche giorno fa che se le banche vengono salvate con i soldi pubblici è eticamente giusto che si conoscano i nomi dei principali debitori. Il riferimento è al Monte dei Paschi di Siena, ma anche alle Popolari venete ora in mano al fondo Atlante e agli altri istituti in cui potrebbe intervenire lo Stato. Il segretario nazionale del sindacato dei bancari Fabi Lando Sileoni, plaudendo alla proposta di Patuelli, ha però aggiunto che si dovrebbe guardare anche ai vertici delle banche. Secondo la Fabi, il 78% dei prestiti trasformatisi in sofferenze sono stati deliberati dai vertici degli istituti di credito. «In molti casi, soprattutto nelle banche attualmente in difficoltà, si tratta di crediti deteriorati frutto di prestiti agli amici degli amici».
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A livello nazionale, secondo la Banca d’Italia, sono appena 572 i debitori delle banche con sofferenze superiori ai 25 milioni, per un totale di 22,5 miliardi di crediti non rientrati sui 186 miliardi di sofferenze complessive. In Trentino, al 30 settembre scorso, i crediti in sofferenza ammontano a 2 miliardi 147 milioni, con 6.471 imprese e famiglie in difficoltà col pagamento dei debiti. La crescita annua delle sofferenze è rallentata al 13% (prima era superiore).
Come ricorda la Cgia di Mestre, elaborando dati Bankitalia, a livello nazionale il 10% più ricco degli affidati riceve l’80,2% dei finanziamenti ma genera l’81,1% delle sofferenze. In Trentino la concentrazione è inferiore, ma la differenza è più marcata: il 10% al top della clientela ottiene il 69,5% dei crediti ma genera il 77,8% delle sofferenze. Si tratta di 647 soggetti che devono in tutto 1 miliardo 670 milioni. I restanti 5.824 debitori insolventi, tra i quali gran parte delle 3.767 famiglie in sofferenza e delle piccole e micro imprese, devono 477 milioni, in media 82 mila euro a testa. Più in dettaglio, secondo Bankitalia, il 5% degli affidati trentini in sofferenza, cioè 324 soggetti, ha in capo il 62,6% degli insoluti, all’1%, cioè 65 clienti, fa capo il 31,6% delle sofferenze e allo 0,5%, come si diceva, il 22,8%. In quest’ultimo caso, i crediti in sofferenza sono aumentati in un anno del 18,6%.