Crescita, Bolzano «doppia» Trento Dal 2000 Pil su del 30%, in provincia 15%
Il Trentino è ancora una tra le aree più ricche non solo in Italia, ma anche in Europa.
Ma c'è chi cresce molto più velocemente. Per questo, nel corso dell'assemblea in forma privata di Confindustria del Trentino, quello che sarà lanciato dal presidente Giulio Bonazzi non sarà troppo diverso da un vero e proprio allarme.
Sostenuto da dati ben precisi: nel corso dei tre lustri tra il 2000 ed il 2015 la ricchezza pro capite in provincia è aumentata del 15%. In Alto Adige questa crescita è stata doppia: 30%.
Ancora meglio nel Land austriaco del Tirolo, dove il Pil per abitante è aumentato a ritmi invidiabili, arrivando ad un incremento del 52%.
Ma il fatto di essere la «Cenerentola» dell'Euregio - che raccoglie obiettivamente aree tra le più economicamente performanti del Vecchio continente - non è l'unico dato preoccupante. Il problema, evidenzierà questo pomeriggio Bonazzi all'auditorium Melotti del Mart, a Rovereto, è che la media della crescita delle regioni europee (il cui Pil è al momento distante da quello Trentino di oltre 10mila euro) è stata pari al 46%. Più di tre volte quella trentina. Un trend che, se confermato per altri due lustri, in un decennio porterebbe il Trentino a livelli di Pil inferiori a quelli della media europea.
I dati sono stati raccolti ed analizzati dal Centro studi di Confindustria ed anche altri numeri non possono essere accolti con il sorriso. Ad esempio quelli che riguardano la quota delle esportazioni riguardo al Pil: in provincia è pari al 18%, mentre nel Nordest si sale fin quasi a raggiungere il doppio: 35%. Anche la media dell'intera Italia è superiore a quella trentina, con uno scarto di sette punti: 25%.
Quanto il problema dell'economia trentina non stia nell'oggi o nel domani, ma nel dopodomani, lo si può poi ben comprendere dai dati relativi alla disoccupazione. In Trentino, dove è fermo al 6,8%, la situazione è ben più rosea rispetto al resto d'Italia, dove il tasso è superiore al 10% (11,7%). Ma negli ultimi anni se in Trentino il calo del livello di disoccupazione è stato minimo (-0,1%), in Italia il calo è stato pari ad un punto percentuale. Una situazione la cui serietà risalta ancor più se paragonata a quella del solo Veneto. Nel 2013 a fronte di un tasso di disoccupazione pari a circa il 6,5% in Trentino, in Veneto si sfiorava l'8%.
Nel giro di tre anni mentre in Trentino la disoccupazione è prima salita e poi rimasta sostanzialmente stabile tra il 6,7 ed il 6,8%, in Veneto si è registrato un calo costante, che ha permesso di raggiungere i livelli trentini. Peggio ancora per quel che riguarda la disoccupazione giovanile che - rimasta in Trentino nell'ultimo decennio sempre a livelli inferiori rispetto a quelli del Nordest e della media Ue - nel 2016 ha visto il Trentino registrare dati peggiori di tre o anche cinque punti percentuali rispetto alle stesse aree di confronto.
Per questo oggi Bonazzi chiederà agli associati di guardare con coraggio al futuro, chiedendo cioè alle aziende trentine di innovare e cercare nuovi mercati all'estero, ma si rivolgerà anche alla Provincia, per puntare al potenziamento degli strumenti per l'internazionalizzazione e alla conferma degli incentivi per l'innovazione, con una visione che metta sempre al centro il nodo della crescita.
Proprio per questo all'assemblea parteciperà anche il vicepresidente della Provincia ed assessore allo sviluppo economico ed al lavoro Alessandro Olivi (in un incontro moderato dal direttore dell'Adige Pierangelo Giovanetti), al quale i vertici di Confindustria chiederanno di poter essere aggiornati su quanto la Giunta provinciale stia facendo per le imprese, per poter così capire come potrà essere impostata la prossima Finanziaria e quali potranno essere gli strumenti individuati per sostenere la crescita dell'economia provinciale, in modo da poterla far permanere ai vertici senza scontare eccessive frenate rispetto alle altre aree del Norditalia, dell'arco alpino ed in generale dell'Unione europea.