Debiti per 271 milioni: nei guai 3.645 famiglie Ma il totale in Trentino scende: 2,1 miliardi
I debiti non pagati diminuiscono, ma sono ancora nei guai 3.645 famiglie e 2.656 imprese trentine, per un totale di 2 miliardi 126 milioni di euro di sofferenze bancarie. Secondo i dati della Banca d’Italia, aggiornati a giugno, le famiglie insolventi, dopo un picco di 3.845 a marzo, diminuiscono di 116 in un anno.
I loro debiti «malati» valgono 271 milioni, 26 in meno rispetto a dodici mesi prima (-8,7%), ma sempre pari a oltre 74 mila euro medi a famiglia. Le sofferenze delle imprese sono nel complesso stabili ma crescono quelle delle piccole aziende: sono 150 milioni dovuti da 883 ditte artigiane e familiari, per una media di 170 mila euro di debito ciascuna.
Il valore totale delle sofferenze bancarie in Trentino sale dello 0,7% nel secondo trimestre di quest’anno ma scende su base annua dell’1,8%. L’incidenza sugli impieghi bancari è ancora superiore all’11%: troppo elevata per Bankitalia e Bce, che chiedono a tutte le banche e ai nuovi gruppi bancari cooperativi di ridurre i crediti deteriorati. Cassa Centrale si sta muovendo con operazioni miliardarie, che dovrebbero tagliare anche una quota consistente di sofferenze delle Casse rurali (vedi a fianco). Ma la situazione degli insoluti è articolata.
Nelle famiglie, come dicevamo, è in miglioramento, anche se il livello e il numero dei nuclei familiari coinvolti è ancora troppo elevato. Inoltre, tra aprile e giugno di quest’anno gli affidati entrati in sofferenza sono 67 per 11,2 milioni di debiti, meno del secondo trimestre 2016 ma più dei primi tre mesi.
I debiti non pagati delle imprese ammontano a 1,8 miliardi, praticamente stabili rispetto a un anno fa. Significa che il flusso di nuove sofferenze è basso, anche se nel secondo trimestre fa segnare un valore di 131,8 milioni, superiore all’analogo periodo del 2016. I problemi crescono con il diminuire della dimensione delle aziende. Le imprese più grandi vedono le sofferenze a quota 1.692 milioni, in calo dell’1,3% rispetto a un anno prima. Le ditte artigiane e familiari, che Bankitalia definisce «famiglie produttrici», vedono i debiti insoluti crescere dell’1,3% nel trimestre e del 6,4% in un anno e il numero salire rispetto a metà 2016 di 27 unità, da 856 a 883.
Per quanto riguarda i settori, è decisamente in miglioramento l’industria, dove le sofferenze sono scese in un anno del 10% a 221 milioni (meno delle famiglie). Si ferma l’emorragia nell’edilizia, dove gli insoluti di 544 aziende sono a quota 795 milioni, -2% in un anno. Ma i crediti deteriorati crescono nel terziario: 990 le imprese nei guai per 669 milioni di sofferenze, +3,4% annuo.