Federcoop spaccata, Mattarei rischia La presidente cerca di smorzare: incomprensioni
Al consiglio di amministrazione della Federazione in programma lunedì la presidente Marina Mattarei rischia di trovarsi davanti ad un fuoco di fila di contestazioni non solo sulla sua presa di posizione pro giunta Fugatti e sulla mancata difesa delle cooperative sociali e di lavoro su migranti e Progettone (qui l'articolo), ma anche su una gestione complessiva che, dicono i critici, sta svalorizzando gli organismi di Federcoop. Alle critiche delle cooperative che si occupano di integrazione e di lavoratori deboli, si aggiungono infatti riserve che spaziano dal credito all'agricoltura. A poco più di sei mesi dal ribaltone che ha portato Mattarei al vertice, la Cooperazione appare divisa più di prima.
La linea che Mattarei ha impostato per cercare di trarsi d'impaccio dalla situazione è: sono stata fraintesa, volevo esprimere la corretta equidistanza che la Cooperazione deve avere rispetto a tutte le giunte provinciali, di qualsiasi colore, e il fatto che la situazione è complessa e occorre assumere posizioni «responsabili». Ma quello che i critici le rimproverano non è l'equidistanza politica: è il fatto di non aver difeso le «sue» cooperative dalle scelte della giunta su immigrazione e Progettone.
I tre consiglieri delle cooperative sociali, Serenella Cipriani , Paolo Fellin e Italo Monfredini , hanno scritto alla presidente il 4 febbraio una lettera in cui sottolineano come l'adesione alla visione politica dell'attuale presidente della Provincia può essere legittimamente personale ma non coinvolgere l'intero movimento cooperativo, che ha al suo interno molte sfaccettature culturali e politiche.
Negli stessi giorni ha scritto a Mattarei la consigliera di amministrazione, già vicepresidente di Federcoop, Marina Castaldo che ha messo il dito nella piaga delle vicende migranti e Progettone. La prima sottolineatura è sul silenzio assordante dei vertici della Federazione su questi temi mentre il governo provinciale interveniva, mettendo a repentaglio il lavoro delle stesse cooperative. Poi c'è la difesa del sistema di accoglienza impostato in Trentino, valido e invidiato in altre realtà del Paese. E del Progettone, strumento che prende in carico i lavoratori espulsi e deboli del mercato del lavoro. Due capitoli che vedono decine di cooperative sociali e di lavoro in prima fila e su cui non c'è stato nessun intervento della presidenza, nemmeno informale. Salvo, appunto, l'intervista nel mirino dei critici.
Ma le critiche si appuntano anche su un altro nodo: di tutte queste cose, di linea politica e strategica, non si parla o si parla troppo poco in cda o in comitato esecutivo. Solo nell'ultimo consiglio sono arrivate le bozze del piano strategico preparate dai vicepresidenti, Bruno Lutterotti per l'agricoltura, Walter Facchinelli per il consumo, Mariangela Franch per il sociale, Marco Misconel per il credito, Germano Preghenella per produzione e lavoro. Il documento dovrebbe essere varato nel cda di lunedì, discussione generale permettendo, per poi aprire il confronto con la giunta provinciale.
Come è accaduto l'altra sera sul caso delle proteste delle cooperative, chi discute dei casi urgenti è invece il comitato di presidenza, formato da presidente e vice, che non è però un organismo formale. I critici osservano anche che si nega il ruolo dei comitati di settore, mentre nel settore sociale si parla di marginalizzazione del consorzio Consolida. Insomma Mattarei concentrerebbe eccessivamente il ruolo di rappresentanza della Cooperazione, indebolendo la partecipazione democratica, che pure era stata un suo cavallo di battaglia.
A questo si aggiungono i problemi aperti in altri settori. Nel credito, ad esempio, dove c'è la complessa questione del rapporto col neonato gruppo nazionale Cassa Centrale Banca, Mattarei continua a concentrare presso di sé la rappresentanza in Federcasse invece di affidarla ad uno dei rappresentanti delle Casse rurali in cda. Altre tensioni sono aperte nel settore agricolo e in quello del consumo. Lunedì la presidente proverà a smorzare la polemica ma almeno metà del cda potrebbe non accontentarsi.