Cooperazione, i «dissidenti» chiedono la revoca di Franch
«O noi, o Mariangela Franch». Adesso, il gioco si fa duro per Marina Mattarei. E le conseguenze del cda dell’altra sera possono essere ben più dirompenti della «semplice» spaccatura con i tre rappresentanti delle cooperative sociali, Serenella Cipriani, Italo Monfredini e Paolo Fellin. Se non ricomposta, la spaccatura può deflagare mettendo in discussione l’intero vertice della Federazione trentina della cooperazione.
La conseguenza della linea espressa in cda dalla vicepresidente Mariangela Franch, che nulla ha concesso ai tre rappresententi delle coop sociali, non è solo il loro abbandono anzitempo della seduta. Non è nei volti tirati e nella tensione palpabile con cui alle 20.40 se ne sono usciti dalla sede di via Segantini per ritirarsi in disparte e vergare un comunicato in cui si attesta la «impraticabilità di un dialogo costruttivo». La conseguenza è la decisione presa ieri da Bruno Lutterotti e Germano Preghenella di «entrare in campo» e giocare fino in fondo il loro ruolo di mediazione in una fase delicatissima nella governance del movimento cooperativo trentino. Lutterotti è vicepresidente in rappresentanza del settore agricolo (e tale è rimasto anche dopo il siluramento, clamoroso dopo un solo mandato, alla presidenza di Cavit); Preghenella (presidente del Cla, il Consorzio lavoro ambiente) è vicepresidente in rappresentanza delle cooperative lavoro e servizi. Ieri mattina si sono presi la briga di salire al sesto piano di via Segantini per incontrare la presidente Marina Mattarei. Per dirle, nella sostanza: «O ritiri la delega di vicepresidente a Mariangela Franch, o noi lasciamo». Con loro c’è anche il terzo vicepresidente, Marco Misconel, che rappresenta il credito.
La decisione, in realtà, è stata maturata subito dopo il cda. La consapevolezza, nella sostanza, è che l’atteggiamento di Mariangela Franch ha contribuito a mettere nell’angolo la stessa Mattarei. Nella seduta, infatti, le questioni esplose in conseguenza dell’intervista rilasciata a l’Adige il 31 gennaio dalla presidente - le considerazioni sulle politiche di accoglienza dei migranti, sul Progettone, e sulla “convergenza” verso la Giunta provinciale a guida leghista - sono state «liquidate» in tempi abbastanza rapidi. Sono gli altri due nodi, che Mattarei non ha ancora sciolto, e che saranno trattati nel prossimo cda del 20 febbraio, a segnare la spaccatura: la rappresentanza delle cooperative sociali e la rappresentenza nel cda di Federcasse che Mattarei si tiene ancora stretta. Sul primo nodo, in cda è stato Renato Dalpalù ad esplicitare la richiesta della opportunità di un passo indietro di Mariagnela Franch. Che però non ne vuole sapere e anzi ha «rilanciato» dichiarando che i tre membri del «sociale» non sono rappresentativi del settore. Serenella Cipriani, ieri sera, spiegava: «Lasciamo decantare le cose, ora. Noi ci siamo sentiti delegittimati. Alla presidente lo abbiamo ripetuto: per noi c’è un deficit di rappresentanza».
Sul fronte del credito, la scelta di Mattarei ha un senso: mentre si vanno definendo i rapporti futuri tra Federcasse e i nuovi gruppi bancari nazionali, è utile che sia la Federazione a presidiare il percorso a Roma, piuttosto che Ermanno Villotti, il presidente della Cassa Rurale Lavis Mezzocorona Valle di Cembra, come vorrebbe il presidente del Gruppo Cassa Centrale Banca, Giorgio Fracalossi. Ma Marco Misconel, per altro, non è disponibile a prendere il posto di Mattarei, che però non può non tenere conto della realtà: la richiesta, messa per iscritto, dei presidente delle 20 Cassa rurali trentini, di avere la «delega» per sedere in Federcasse. E il fatto è che a Mattarei chiedono di concedere la delega subito. Il tempo delle scelte è arrivato. Su cinque vicepresidenti, a parte Franch che si è scelta, Mattarei può contare sulla fedeltà di Walter Facchinelli (consumo). Gli altri tre le chiedono di cambiare registro per evitare altri strappi. Do. S.