Piano da mezzo miliardo per le imprese trentine
Per sostenere il sistema economico trentino nella crisi del Coronavirus stanno arrivando risorse da Trento, da Roma e dall’Europa per mezzo miliardo di euro. Gli aiuti a fondo perduto previsti dal Decreto Rilancio del governo, che da noi dovrebbero raggiungere 40mila aziende, potrebbero valere, in base alle perdite stimate in un mese, più di 100 milioni di euro. Ma l’assessore provinciale Achille Spinelli annuncia: saranno aggiuntivi e non sostitutivi dei contributi previsti dalla Provincia, che nel frattempo sono lievitati a 94 milioni. Alle aziende micro, piccole e medie che hanno subìto danni dall’emergenza Covid potrebbero quindi arrivare fondi raddoppiati a 200 milioni.
Intanto Cassa del Trentino , sulla base della norma dell’ultima legge anti-crisi della Provincia, sta trattando il nuovo prestito con la Banca Europea per gli Investimenti (Bei), che in fase di epidemia ha portato il suo contributo al 90% del valore dei progetti da finanziare.
Si tratterebbe di una nuova linea di credito di 200 milioni a tassi di interesse molto bassi - l’ultimo tiraggio dalla Bei per Trentino Trasporti costava meno dello 0,4% - destinata a finanziare un piano di opere infrastrutturali che darebbe fiato alla ripresa.
Infine, ma non per importanza, è in cantiere il Fondo Strategico 2 , dopo che il primo ha utilizzato tutte le sue risorse, gli ultimi 20 milioni nell’ambito del plafond provinciale liquidità anti-Covid. Questa volta le risorse pubbliche saranno una quota inferiore, al massimo il 20%, mentre saranno in campo soprattutto i fondi pensione regionali Laborfonds (lavoratori dipendenti) e Itas-Plurifonds (autonomi), nonché altri investitori locali come la Fondazione Caritro e nazionali come Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).
L’obiettivo è raccogliere altri 100 milioni a disposizione delle imprese per finanziamenti a lungo termine con capitali «pazienti». Tra le ipotesi, il Fondo Strategico 2 potrebbe lavorare anche su operazioni di rafforzamento patrimoniale, come il nuovo strumento in capo a Cdp previsto a livello nazionale. Ma per Spinelli interventi di patrimonializzazione delle imprese dovrebbero essere in capo a Trentino Sviluppo «o ad uno strumento apposito».
Gli aiuti a fondo perduto sono stati chiesti dalle imprese per ottenere un indennizzo delle perdite da Covid, una funzione che non poteva essere svolta né dalle moratorie su mutui e debiti, che pure hanno visto un’adesione boom, né dalla liquidità di emergenza, in particolare i prestiti fino a 25mila euro garantiti al 100% dallo Stato. In Trentino, comunque, questa misura sta decollando: le domande hanno superato quota 4.000 per circa 120 milioni di crediti richiesti e banche e Casse rurali cominciano a deliberare.
Gli aiuti trentini a fondo perduto sono stati allargati fino ad aziende con 11 dipendenti. Sulla carta si parla di più di 38 mila imprese e quindi la dotazione, pur aumentata a 94 milioni, sembrerebbe troppo bassa. Ma Spinelli precisa: non tutte le aziende otterranno l’aiuto, ci sono requisiti di reddito e di perdita di fatturato (vedi sotto).
Anche il bonus nazionale però è ritenuto insufficiente. «Solo pochi spiccioli - dice Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia , l’Associazione Artigiani di Mestre - Con i contributi a fondo perduto il governo sta offrendo un bicchiere d’acqua a tutti, ma non è nelle condizioni di togliere la sete a coloro che ne hanno veramente bisogno». A fianco ci sono gli esempi elaborati dalla stessa Cgia. Sommando queste cifre a quelle trentine, tuttavia, la situazione un po’ migliora.