Il grido dei lavoratori della sanità privata «Non siamo serie B»
Disequilibrio nelle entrate economiche, nessun bonus legato all'attività svolta durante l'emergenza Covid, ma soprattutto ancora nessun rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale che, ormai da 14 anni (ovvero dalla scadenza), il comparto della sanità privata aspetta senza riscontro.
Le basi in realtà era state gettate non troppo tempo fa, evidenziano CGIL, CISL e UIL che, nella mattinata di ieri, hanno manifestato dinnanzi al Commissariato del Governo di Trento; la mancata sottoscrizione dell'ipotesi di contratto da parte delle associazioni datoriali AIOP e ARIS ha lasciato esterrefatti gli operatori sanitari, scatenando l'ira dei sindacati. Anche e soprattutto alla luce del fatto che, proseguono, è la prima volta che un contratto nazionale di lavoro nel settore privato, pur finanziato con risorse pubbliche ad hoc, non viene sottoscritto.
«Parliamo di lavoratori che vengono già discriminati, inaccettabile che tra sanità pubblica e privata ci sia una differenza salariale così importante - ha spiegato Giuseppe Varagone , segretario della UIL FPL Sanità di Trento -. La sanità privata continua a crescere e a fare impresa, mentre la sanità pubblica sta progressivamente scomparendo. Covid? Tanti lavoratori privati si sono ammalati, ma a loro non è stato riconosciuto nulla». «Non siamo lavoratori di serie B», «Non abbiamo ricevuto alcuna riconoscenza», «Sempre presenti durante il Covid e ora messi alla porta»: sono solo alcune delle tante frasi ripetute al megafono sotto alla sede del Commissariato.
«Ci siamo trovati in tutta Italia alla stessa ora per manifestare contro una situazione inaccettabile - ha aggiunto Luigi Diaspro , segretario generale CGIL Trento. - Ricordiamo che dopo tre anni di trattativa si era arrivati ad un'intesa, bastava rettificarla eppure, al 31 luglio, le forze rappresentanti della sanità privata si sono tirate indietro».
Una vergogna indicibile, ha concluso Giuseppe Pallanch (CISL del Trentino), con la richiesta all'assessorato di intervenire sugli accreditamenti: «Il rinnovo contrattuale viene pagato al 50% dallo Stato e dalle Province autonome, eppure la rettifica non è arrivata. Inaccettabile questo per 2.500 lavoratori trentini che percepiscono inoltre un terzo dello stipendio in meno rispetto alla sanità pubblica».
Tutto pronto quindi per lo sciopero a livello nazionale del prossimo 16 settembre, con la promessa dei sindacati di non fermarsi davanti a nulla.