Pastificio Felicetti, un 2020 da record: aumentati produzione e fatturato
La pasta, regina incontrastata del 2020 a tavola. Nonostante la crisi del settore ho.re.ca. (hotel, ristorazione professionale, catering), fermato da lockdown e limitazioni anti-pandemia, nelle case la pasta è stata compagna fedele dell’anno scorso.
«Sì, è stato un anno da record anche per noi - sottolinea Riccardo Felicetti, amministratore delegato dello storico pastificio Felicetti di Predazzo, nato nel 1908 e giunto alla quarta generazione - e l’abbiamo chiuso con un buon 20% in più di produzione e di fatturato. Non siamo riusciti a stare dietro a tutte le richieste, dovendo rinunciare o rinviare alcuni ordini».
A Predazzo si è lavorato su tre turni, anche di notte e nei festivi, per far fronte all’incremento di domanda. «Non è stato facile. È stato faticoso - prosegue Felicetti, che è anche presidente dei pastai italiani - anche per la necessità di tutelare la salute dei collaboratori, curare la filiera di approvvigionamento in tempi di pandemia, trovare il grano giusto tra fluttuazioni di prezzo (da 200 a 330 a 280 euro a tonnellata)».
A livello mondiale, il 2020 ha segnato un incremento di richiesta di pasta alimentare tra il 30 e 40%. Le scorte si sono assottigliate. «Forse è stato un anno irripetibile, - mette le mani avanti, soddisfatto, Felicetti - per i mercati del “fuori casa” praticamente bloccati. Ma i consumatori hanno trovato e ritrovato nella pasta “domestica” un’amica fedele, facile da preparare, economica, versatile, intergenerazionale».
Le statistiche congiunte dell’agenzia Ice e della Doxa testimoniano che il 98% degli italiani mangia regolarmente la pasta. Il 60% della pasta italiana viene esportata. Per la Felicetti questa percentuale supera il 70%: Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Francia e Germania i mercati che ne assorbono di più. Insomma, nell’anno, il 2020, che ha segnato cali anche drammatici in molti settori economici, la pasta italiana (e trentina) ha veleggiato in controtendenza rispetto ai trend negativi. Nel 2000 nel mondo si producevano 7 milioni di tonnellate di pasta, oggi siamo a 16. Un quarto, prodotto in Italia. Rispetto a questi numeri, le 22.000 tonnellate prodotte in Val di Fiemme possono sembrare poche. Ma già nel 2021 saranno il doppio. «In primavera - annuncia Riccardo Felicetti - inaugureremo a pieno ritmo il nuovo stabilimento di Molina di Fiemme, che ci permetterà di superare, complessivamente, le 40.000 tonnellate di pasta prodotte all’anno». Il terreno è stato messo a disposizione da Trentino Sviluppo, Isa è nella compagine societaria con il 20%. Il costo del nuovo impianto si aggira sui 35 milioni di euro e darà lavoro a 30 nuovi dipendenti, che nel 2020 hanno fatto formazione nello stabilimento di Predazzo, ai quali se ne aggiungeranno altri dieci nei prossimi anni.
«Le produzioni storiche, più specialistiche, di nicchia e monograno resteranno a Predazzo, mentre a Molina si punterà di più sui grandi volumi. L’estero apprezza molto la pasta bio, in costante crescita. I formati più venduti, accanto agli spaghetti, sono rigatoni, penne rigate, fusilli e conchiglie.
Il 2020 per la fiemmese Felicetti ha rappresentato anche l’anno della svolta green del packaging: addio componenti plastiche, nuove confezioni tutte in cellulosa (senza la tradizionale finestrella trasparente che mostra il formato contenuto all’interno) chiuse grazie a una sottile striscia di vernice alimentare a base acqua.