Gli albergatori: la stagione è persa con lo stop allo sci fino al 15 febbraio
Lo sci resta ancora chiuso per Covid fino al prossimo 15 febbraio almeno. Lo ha deciso il Dpcm in vigore da oggi. E dopo quella data saranno probabilmente in pochi a riaprire, anche perché restano incognite importanti, a partire da coloro che potranno usare gli impianti di risalita (se solo i residenti o anche chi viene da fuori provincia). Se la situazione sanitaria sarà sotto controllo e anche quali impianti vorrammo e potranno riaprire, visto che per alcuni comprensori la stagione si chiude a marzo. Inoltre, sono ancora da approvare in via ufficiale le linee guida per la riapertura degli impianti a fune. Il Comitato tecnico scientifico le aveva analizzate e sembrava pronto a dare il via libera definitivo, ma per ora l'ufficialità dell'ok non è ancora arrivato.
Il nuovo stop allo sci, con il divieto di aprire anche solo per i residenti, non coglie di sorpresa i gestori degli impianti di risalita. «Martedì nella riunione dell'Anef trentina si prenderà atto dell'impossibilità di aprire fino al 15. Faremo delle ipotesi per il dopo, ma non ci facciamo illusioni, anche perché è probabile che dopo quella data comunque, anche se sarà permesso, lo sci sarà solo per i per i residenti» spiega Luca Guadagnini , presidente di Anef del Trentino. «Può darsi che qualcuno debba rinunciare dopo quella data per condizioni climatiche, ma anche che chi è logisticamente lontano dall'asta dell'Adige non apra perché non avrebbe abbastanza clientela nemmeno dal Trentino. Gli altri faranno un ragionamento sulle formule per riaprire, magari anche con una apertura a singhiozzo nei fine settimana» afferma ancora Guadagnini.
Che pone un altro tema sul tavolo: «Dal 15 quache stazione logisticamente più fortunata può pensare di aprire, se però questo non inficia la questione dei ristori. Ma siccome cambiano le rgole ogni giorno, noi restiamo possibilisti sulla riapertura, posto che servono molte condizioni di contorno. Le piste sono preparate e gli stagionali che sono a casa sarebbero felici di fare anceh solo una parte di stagione» sostiene ancora Guadagnini. Certo, più si avvicina la primavera, più è difficile riaprire: «A marzo nel basso Trentino si rispolvera la bici da corsa più che lo sci. Sui ristori abbiamo in tavolo con la viceministro Castelli, siamo preoccupati perché se con un nuovo governo dovesse cambiare l'interlocutore, dovremmo ripartire da capo» conclude Guadagnini.
Vicino a gettare la spugna, invece, è il mondo della ricettività trentina. «Lo spostamento tra Regioni bloccato fino al 15 febbraio dal Dpcm per le imprese alberghiere è una notizia devastante - sottolinea Gianni Battaiola , presidente dell'Asat - che mina quasi completamente la stagione invernale. Se pensiamo che la riapertura sarebbe il martedì di Carnevale, il rischio concreto che la stagione invernale salti da questa al prossimo primo dicembre è reale, con tutto quello che ne consegue. Una stagione invernale senza ospiti aggrava il rischio che qualcuno non possa riaprire tra le realtà alberghiere che erano poco solide prima della crisi e che ne usciranno con le ossa rotta» afferma Battaiola. «Ci sono grandi strutture che sono chiuse da marzo perché per l'estate temevano di non avere flussi di turisti sufficienti. E che se andrà bene apriranno un anno dopo, altrimenti il prossimo inverno» conclude Battaiola.
«Nella sfortuna, almeno siamo rimasti zona gialla e possiamo restare aperti a pranzo - spiega Marco Fontanari , presidente dei Ristoratori di Confcommerio - Adesso è il momento di essere ancora più attenti alle regole per non finire da zona gialla a arancione. Noi diciamo che è giusto essere duri per chiedere tutele alla categoria, ma nel pieno rispetto della legalità». Fontanari prende così le distanze dalla proteste anti-Dpcm di alcuni esercenti pubblici.