Concessioni idroelettriche, Tonina "brucia" Draghi sulla nuova norma
TRENTO - Si potrebbe dire che questa volta il Mario provinciale (l'assessore Tonina) è riuscito ad anticipare il "SuperMario" al governo, Draghi. La partita è quella delle piccole derivazioni a scopo idroelettrico. Questione "calda". E complicata. Perché si tratta di contemperare il rispetto di un bene pubblico, come l'acqua, con interessi plurimi, privati e pubblici, tra cui quelli dei Comuni che con la produzione di kWh tengono in equilibrio i propri bilanci. Facendo slalom tra le molte osservazioni e preoccupazioni (operatori economici, Consiglio delle autonomie, Bim di vallata), l'assessore all'ambiente Mario Tonina, il primo marzo, ha ottenuto il via libera al disegno di legge n. 81 dalla competente Commissione provinciale, con la previsione dell'approvazione definitiva in aula entro marzo.
La legge stabilisce ambito di applicazione e criteri per la riassegnazione delle concessioni di piccole derivazioni d'acqua a scopo idroelettrico, normando gli impianti tra 220 e 3.000 kW di potenza nominale media annua. Nella sostanza, la concessione degli impianti dovrà in futuro essere messa a gara, come previsto dalla Direttiva servizia 2006/123 (la cosiddetta Direttiva Bolkenstein). Non potrà più quindi esserci una riassegnazione automatica al concessionario uscente, come fino ad ora fatto sulla base del Regio decreto 1755 del 1933 (Testo unico su acque e impianti elettrici). L'impatto dell'apertura al mercato è attenuato dalla legge Tonina. Ci sarà un regime transitorio, per cui le concessioni in fase di rinnovo saranno intanto riassegnate al concessionario uscente (fino a 25 anni dalla scadenza), e negli uffici provinciali stimano che oltre l'80% dei concessionari beneficerà di tale regime transitorio.
In ogni caso, il futuro sarà diverso: le concessioni saranno messe a gara, per 30 anni. Non quelle sotto i 220 kW, né quelle in capo a cooperative elettriche: altro "vantaggio" che attenua l'approccio di mercato. La Provincia ha proceduto di fretta, non solo perché c'è un privato che ha richiamato la Provincia ad applicare la Bolkenstein: è Fabio Binelli (fratello dell'onorevole-segretario della Lega, Diego), da anni in lotta, attraverso la sua Measure srl, con il Comune di Sella Giudicarie per la realizzazione di una centralina sul torrente Arnò. Di fretta, perché, con le tante domande di rinnovo presentate, andava fatta chiarezza normativa, tra Regio decreto del 1933 e "Direttiva Bolkenstein".
Sul punto, Tonina ha preceduto Draghi, che ieri l'altro, con una nota del Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del consiglio dei ministri, ha trasmesso a tutti i presidenti di Regione e delle Province autonome di Trento e Bolzano, la segnalazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato relativa proprio al Regio decreto del 1933 in materia di rinnovi automatici delle concessioni. L'Autorità cita l'articolo 12 della "Bolkenstein": l'autorizzazione «non può prevedere la procedura di rinnovo automatico né accordare altri vantaggi al prestatore uscente». Richiama inoltre, per dichiarare la illegittimità di un rinnovo automatico delle concessioni idroelettriche alla loro scadenza, quanto ha fissato il Tribunale superiore delle acque pubbliche, che ha stabilito che la disposizione del Regio decreto del 1933 «deve essere disapplicata nella parte in cui consente il rinnovo di contratto di concessione, senza la previa indizione di una procedura, trasparente e conoscibile, che consenta ai terzi che vi hanno interesse di formulare una proposta concorrente». L'Autorità invita le Regioni ad adeguarsi. La Provincia di Trento lo sta già facendo.