Biasi: "La sostenibilità del futuro? Nei vitigni resistenti"
Da Coredo parla l'enologo ora neopresidente dell’associazione Piwi Veneto, che promuove l'impiego di che significa varietà resistenti alle malattie fungine e che quindi non hanno bisogno (o quasi) di trattamenti fitosanitari
COREDO. Noto in tutta Italia, in campo enologico, per i risultati acquisiti nel tempo, Nicola Biasi, 40 anni, è stato eletto nei giorni scorsi nel direttivo dell’associazione Piwi Veneto, cui aderiscono numerose aziende viticole venete, tanto che la regione è ormai quella con la maggiore superficie coltivata a vitigni Piwi. Acronimo di «Pilzwiderstandsfähige Rebsorte», che significa varietà resistenti alle malattie fungine, e che esigono quindi scarsissimi trattamenti fitosanitari.
L’associazione ha come obiettivo quello di coltivare e di garantire l’eccellenza dei vini che si ottengono da viti resistenti, considerate il futuro della viticoltura sostenibile.
«Ha già un certo peso internazionale, soprattutto ottimi rapporti con la Germania», afferma Biasi.
Il Veneto è la regione con la maggiore superficie coltivata a vitigni Piwi. Acronimo di «Pilzwiderstandsfähige Rebsorte».
L’associazione ha come obiettivo quello di coltivare e di garantire l’eccellenza dei vini che si ottengono da viti resistenti, considerate il futuro della viticoltura sostenibile.
«Obiettivo della nuova direzione è compiere ulteriori passi avanti, soprattutto per quanto riguarda la qualità dei vini».
Lui di qualità ne sa molto, tra gli ultimi riconoscimenti ottenuti figurano la nomina a miglior giovane enologo d’Italia al Vinoway Wine Selection del 2020, e «Cult enologist 2021» alla recente edizione del Merano wine festival.
Nicola è figlio d’arte: già suo padre, Oscar Biasi, nativo di Coredo dove ora risiede nella casa di famiglia, era apprezzato enologo in Friuli e dintorni; Nicola aveva appunto deciso di seguire le sue orme.
Nato a Cormons del 1981 ha fin da giovane, durante gli studi, maturato esperienza nel settore, lavorando presso titolate aziende vinicole friulane, per approdare nel 2006 all’azienda Marchesi Mazzei di Castellina in Chianti; segue una parentesi sudafricana, dove è assistente enologo della cantina Bouchard Finalyson di Walker Bay, acquisendo nuove conoscenze sulle pratiche di vinificazione di Merlot e Cabernet.
Nel 2007 il rientro in Italia, dove è dirigente dell’azienda di San Polo, nuova tenuta di Allegrini a Montalcino; la famiglia Allegrini gli affida poi anche la cura dell’azienda Poggio al Tesoro di Bolgheri.
Attività che prosegue fino al 2016, quando Nicola Biasi decide di dedicarsi all’attività di consulenza per varie pregiate cantine e alla produzione del “Vin de la Neu” (Vino della Neve), un vino bianco da uve resistenti Johanniter coltivate nei terreni della casa di famiglia di Coredo, a quota 1.000 metri, con la collaborazione di papà Oscar.
Un vino “a tiratura ridotta”, ricercato dai migliori ristoratori e dagli amanti dell’alta qualità, che già ha ottenuto riconoscimenti nazionali e internazionali.
«Ora a Coredo abbiamo due novità, in arrivo - annuncia Biasi - La prima è che stiamo per metter mano alla ristrutturazione della cantina: inizieremo i lavori verso fine estate, per giungere all’inaugurazione della nuova struttura entro l’estate 2022. E nel 2025 raddoppieremo l’area di coltivazione, aumentando ovviamente la produzione e raggiungendo l’obiettivo quantitativo che ci siamo posti fin d’all’inizio».
Altre novità quindi, per i Biasi e il «Vin de la Neu». Ne è in arrivo un’altra, a dir la verità, ma di cui Biasi non intende ancora dare notizia, ritenendo sia prematuro parlarne, dovrebbe essere ufficializzata tra qualche mese; che sarà comunque sempre legata alla produzione di vini resistenti, che costituiscono la “specialità” di casa Biasi.