Parla Riccardo Felicetti: “I pastifici lavorano in perdita, la guerra ha amplificato la crisi"
"Se aumentiamo i listini – spiega il presidente dei pastai italiani - vuol dire che mettiamo le mani nelle tasche degli italiani. Se non lo facciamo mettiamo a repentaglio le nostre aziende e chi ci lavora"
COLDIRETTI "Prezzi impazziti, imprese allo stremo"
TRENTO. Negli ultimi sei mesi, i pastifici italiani hanno perso "almeno 150 milioni di margine" e in questo momento stanno lavorando "in perdita, perché in un prodotto di prima necessità come la pasta, i prezzi sono contenuti, i guadagni risicati". È quanto dice, intervistato dal Messaggero, il presidente dei pastai italiani, Riccardo Felicetti, parlando delle ripercussioni della guerra sul mercato del grano.
"Se aumentiamo i listini - sottolinea Felicetti - vuol dire che mettiamo le mani nelle tasche degli italiani. Se non lo facciamo mettiamo a repentaglio le nostre aziende e chi ci lavora". E precisa che "il prezzo del grano già lo scorso anno era cresciuto dell'80-100% a causa principalmente della siccità in Nord America e della produzione ridotta del 50%".
A questo adesso si è aggiunta la guerra. E anche se l'Italia non importa grano duro dall'Ucraina, subisce ripercussioni: "Viviamo in una economia globalizzata. Noi italiani ne compravamo poco e niente in quell'area, ma non così altri Paesi, che adesso si dovranno rivolgere a nuovi fornitori, facendo alzare i prezzi".
"La guerra ha amplificato la crisi. Ogni variazione trascina le altre: costa di più il mais per il mangime animale, costano di più i concimi per la mancanza di sostanza azotata, costano di più i trasporti".