Gardini (Confcooperative): 50 mila realtà italiane che arrivano anche dove le altre imprese non possono
A Trento questa mattina l'analisi della situazione e delle prospettive con lo sguardo sul focus Censis "L'economia del territorio: cooperative catena sociale del valore"
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IL PROGRAMMA Si alza il sipario sul Festival dell'economia 2022
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TRENTO. "Con un fatturato che si aggira sui 135 miliardi e un'occupazione superiore a 1,2 milioni di persone, le 50.000 cooperative italiane (considerando quelle con bilancio depositato) rappresentano, nei fatti, la catena sociale del valore che permette la copertura di bisogni e di servizi laddove le altre imprese non possono arrivare e che integra, in molti casi, i limiti di un settore pubblico spesso in ritardo o inadeguato".
Lo ha detto Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, commentando il focus Censis Confcooperative "L'economia del territorio: Cooperative catena sociale del valore" presentato stamane a Trento nell'ambito del Festival dell'economia, all'incontro, con Daria de Pretis, vicepresidente della Corte Costituzionale, su "Art. 45, Costituzione e Cooperative un legame indissolubile".
Nel giorno della Festa della Repubblica viene quindi evidenziato il riconoscimento costituzionale al ruolo della cooperazione a cui i padri costituenti hanno dedicato appunto l'articolo 45.
"Nella cooperazione si prefigura una polarizzazione che garantisce, nello stesso tempo, una capillarità sul territorio con piccole strutture attive soprattutto nei servizi dedicati alle persone e, in genere, al sociale, e una rilevanza sul piano della produzione che propone una scelta alternativa all'impresa salvaguardando l'occupazione senza rinunciare al risultato economico", ha aggiunto Gardini.
Nella dimensione dai 10 agli oltre 250 addetti, le cooperative concentrano il 90,7% della loro forza lavoro e l'88,0% del fatturato, con un'incidenza maggiore, in questo segmento, rispetto a quanto accade se si prende l'intero aggregato delle imprese italiane. Con poco più di 13.000 cooperative si raggiunge un fatturato vicino ai 120 miliardi di euro. Nella classe con almeno 250 addetti, 600 cooperative producono in termini economici poco meno di 70 miliardi di euro e impiegano oltre mezzo milione di persone.
In sostanza, se si osserva, inoltre, il mondo delle imprese e della cooperazione attraverso uno degli elementi più importanti del modello economico italiano, vale a dire l'export, si aggiunge un altro elemento a favore della cooperazione come fattore di stabilità e di solidità nel territorio.
Da questo punto di vista, gli 8 miliardi di export della cooperazione, realizzati in questi anni soprattutto grazie al contributo del settore agroalimentare, hanno svolto una parte importante nel successo italiano anche all'ombra delle varie ondate di crisi dovute a pandemie, esplosione dei prezzi e addirittura, in questi mesi, la guerra.
Oggi al Festival è emerso anche che le cooperative esportano ma non delocalizzano la produzione.
Delle 228.000 imprese italiane con almeno 10 addetti, circa 52.000 possono essere considerate fondamentalmente orientate all'esportazione di prodotti italiani. Un ruolo importante nei processi di internazionalizzazione della nostra economia è svolto dalle multinazionali italiane che agiscono sui mercati esteri (circa 25.000) e, parallelamente, dalle multinazionali estere presenti in Italia (circa 16.000), pienamente inserite nelle dinamiche della globalizzazione che molto spesso si traduce in iniziative delocalizzazione.
Questo fenomeno - fotografato sempre nel focus Censis Confcooperative "L'economia del territorio: Cooperative catena sociale del valore" - indotto dalla ricerca di condizioni migliori in altri paesi, soprattutto sul versante del costo del lavoro o della possibilità di entrare in mercati nuovi, ha riguardato circa 6 mila imprese italiane negli ultimi anni. Si tratta di un fenomeno piuttosto circoscritto per il sistema italiano di imprese, soprattutto se ci si confronta con altri paesi.
È però un aspetto che rientra nel modello italiano di stare sui mercati, ma che "si pone sostanzialmente in contrapposizione con chi, come la cooperazione, realizza tutto il suo valore economico, sociale e occupazionale all'interno del Paese, perché non cerca la massimizzazione del profitto, ma la risposta a una doppia esigenza: creare lavoro e rispondere a un bisogno", commenta Gardini.
Il focus indica anche che il sistema di imprese italiano poggia su almeno due fattori fondamentali.
Il primo è che la spina dorsale della nostra imprenditoria è rappresentata da piccole, piccolissime e microimprese: su un totale di circa 4,4 milioni di imprese, il 94,8% non raggiunge la soglia dei 10 addetti, occupa il 43,1% delle persone e crea una ricchezza di 700 miliardi di euro vale a dire il 23,1% del totale, 3.163 miliardi di euro.
Il secondo fattore portante del sistema di imprese è invece dato dalla capacità di quel 5,2% restante, si parla di 228 mila imprese, di produrre i 3/4 del fatturato complessivo e di dare lavoro a 10 milioni di persone su un totale di 17 milioni.