Yunus, tre zero per crescere: cancellare combustibili fossili, concentrazione di ricchezza e disoccupazione
Teatro Sociale gremito, questo pomeriggio, per Muhammad Yunus, il padre del microcredito Bangladesh, che ha raccontato com’è nata la sua esperienza virtuosa alla base dello sviluppo individuale di tante persone
TRENTO. Teatro Sociale gremito, questo pomeriggio, per Muhammad Yunus, il padre del microcredito, che ha raccontato com’è nata la sua esperienza virtuosa alla base dello sviluppo individuale di tante persone.
“Open your heart”, ha detto con il sorriso il premio Nobel per la pace 2006 aprendo l'incontro “L’impresa sociale per uno sviluppo economico sostenibile”, nell'ambito del Festival dell’economia.
“Non sono un banchiere, lo sono diventato. Ero solo un giovane insegnante in un villaggio del Bangladesh. Ogni giorno pensavo a cosa potevo fare, anche piccole cose, per aiutare le persone povere e proteggerle dagli usurai. Allora ho deciso: avrei messo io a disposizione, a tassi onesti, il denaro di cui avevano bisogno per le loro attività: creare un’impresa, vendere le proprie merci, fare il raccolto. Il microcredito funziona così: si prestano pochi soldi, a persone che hanno solo bisogno di sostegno e fiducia. Così abbiamo creato un progetto per lo sviluppo che è sorprendentemente diventato una banca nazionale”.
Yunus, fondatore di Grameen Bank, incalzato dalle domande della giornalista del Sole 24 Ore Alessia Maccaferri, ha toccato tante questioni importanti per il futuro dell’umanità e del pianeta.
Il legame tra ricchezza, povertà, “strettamente legate al nostro livello di salute”. Da qui due delle sue battaglie.
Per la banca dei semi per l’agricoltura, per favorire la coltivazione da parte delle famiglie di verdure e dunque cibi sani per i propri figli. E per il vaccino universale, a favore dell’accessibilità dei vaccini che “sono beni dell’umanità”.
Poi affronta l’urgentissima questione climatica: “Il nostro pianeta sta bruciando. Dobbiamo fermare il global warming, subito” dice strappando un applauso.
“Fondiamo - propone - i club tre zero: zero combustibili fossili, zero concentrazione di ricchezza e zero disoccupazione. Tre zero per crescere”. E si rivolge ai tanti giovani che riempiono la sala: “Non siete i passeggeri di questo pianeta, siete i piloti e potete evitare lo schianto. Potete essere attivi e cambiare le cose. Niente è impossibile per l’essere umano”.
L’incontro su impresa sociale e sviluppo sostenibile prosegue con la partecipazione del ministro per la disabilità Erika Stefani, per un focus sulla sfera delle vulnerabilità: “La risposta alle fragilità è una sfida che possiamo vincere assieme. Dobbiamo garantire l’inserimento professionale delle persone diversamente abili, secondo gli obiettivi della legge delega in materia di disabilità per mettere al centro la persona nel suo progetto di vita. Il lavoro è inclusione e crescita. Profit e no profit - continua il ministro - devono agire assieme: le persone diversamente abili sono risorse qualificate per le imprese e possono dare un contributo fondamentale allo sviluppo collettivo. Il Terzo settore è un partner essenziale per questa svolta ed è una direzione sulla quale lavoriamo anche attraverso i progetti del PNRR”.
La terza parte del confronto coinvolge Mauro Gambetti, vicario generale di papa Francesco, ed Elena Beccalli, docente di economia degli intermediari finanziari all’Università Cattolica. “La conciliazione tra essere umano e profitto è un tema sempre aperto. Oggi purtroppo ci sono forme di schiavitù evidenti e i giovani lo avvertono chiaramente. Dobbiamo tornare alla logica del dono: dando qualcosa agli altri arricchiamo noi stessi e stiamo bene”, afferma Gambetti.
“I limiti etici nei modelli utilitaristici dell’economia sono emersi a partire dalla crisi finanziaria del 2007-2008 - ragiona Beccalli -. Da qui parte il ripensamento, basta con gli errori, ad esempio invertire i mezzi e i fini. La finanza deve essere orientata alla crescita collettiva. E la qualità vera delle relazioni economiche dipende da beni immateriali: il primo è la fiducia, che sta alla base di tutti i sistemi economici”.