Sindacati: il Trentino fra i territori con più lavoro precario e ora la crisi energetica minaccia anche l'occupazione
Cgil,Cisl e Uil sottolineano il deficit della qualità lavorativa in provincia spiegando che se i posti di lavoro aumentano, si tratta prevalentemente di contratti a termine, ora giunti al 20% del totale. Guardando alla crisi in atto e al futuro, si evidenzia il ricorso crescente alla cassa integrazione e il rischio di una fase difficile per la comunità locale
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TRENTO. "In Trentino non c'è un problema di posti di lavoro. C'è un problema di qualità del lavoro. È questo uno dei dati più significati che emerge dalla lettura dell'ultimo Rapporto provinciale sull'occupazione".
Lo affermano - in una nota congiunta - i segretari di Cgil, Cisl e Uil del Trentino, commentando l'analisi sull'occupazione in provincia di Trento nel 2021.
"È vero che ci sono più posti di lavoro, ma si tratta spesso di contratti a termine: in Trentino questa tipologia sfiora il 20% e collocano il nostro territorio tra quelli la percentuale più alta di lavoro precario. A questo si aggiunge l'aumento di oltre il 13% delle dimissioni. Significativo è poi il dato per il turismo: nel comparto solo il 40% decide di ripetere la stagione nell'anno successivo. Questo vuol dire che i lavoratori e le lavoratrici non hanno trovato in quel contesto condizioni soddisfacenti in termini di retribuzione e condizioni di lavoro. In una parola di qualità dell'occupazione", evidenziano Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Walter Largher, che seguono il mercato del lavoro per le tre confederazioni.
I sindacati, poi, non nascondono la preoccupazione per le conseguenze che la crisi energetica e l'esplosione dei costi delle materie prime avrà sull'occupazione.
"Ci attendiamo un rallentamento dell'occupazione; c'è già un ricorso crescente alla cassa integrazione e senza le necessarie misure di sostegno al reddito e politiche attive del lavoro si rischia di scivolare in una fase molto complicata per la tenuta sociale della nostra comunità", concludono i tre sindacalisti.