Per Melinda fatturato oltre i 300 milioni, ma la produzione è in calo
I dati della stagione 2022/2023 indicano un totale di frutta raccolta pari a 380 mila tonnellate. I ricavi (condizionati dall'inflazione) risultano in crescita rispetto ai 276 milioni dell'annata precedente. Il presidente del consorzio, Seppi: «Numeri positivi ma lo scenario generale deve indurre alla prudenza»
RACCOLTA Il tempo delle mele è arrivato in Trentino
LAVORATORI In settemila per mele e vendemmia
PESTICIDI I limiti Ue, Dalpiaz (Apot): «No alle imposizioni»
TRENTO. Oltre 300 milioni di euro il fatturato 2022/23 di Melinda con una produzione di mele in calo a 380mila tonnellate. Questi i principali numeri che emergono dal bilancio del Consorzio, illustrato martedì pomeriggio al consiglio di amministrazione. Un dato che, seppur condizionato dall'inflazione, risulta in crescita rispetto ai 276 milioni dell'anno precedente, seppur più basso dei 320 milioni del 2020/21. Il liquidato ai soci supera i 175 milioni con un dato unitario compreso tra 0,47 e 0,49 euro al chilo per il totale commerciale.
I numeri segnano un miglioramento sia nel confronto con il dato medio del quinquennio sia rispetto al bilancio previsionale. Superiore alle attese anche la produzione lorda vendibile (Plv), in linea con la media degli ultimi cinque anni.«I risultati raggiunti sono motivo di soddisfazione, i dati sono positivi e la qualità è stata molto alta», commenta Luca Zaglio, direttore generale di Melinda, La Trentina e Apot.
«In futuro dovremo lavorare sempre di più sul concetto di filiera guardando al mercato globale e facendoci trovare pronti a prendere decisioni rapide e incisive, anche, nel caso, in discontinuità con il passato. Fondamentale, inoltre, puntare sullo sviluppo e la diffusione della tecnologia a partire dal campo, così come sulla centralità del brand Melinda nella gestione di tutte le varietà».
In effetti il futuro può riservare qualche amara sorpresa anche per un gruppo sano come Melina, se i venti di guerra che stanno soffiano ormai in più aree del mondo dovessero spingere da un lato ad una prolungata recessione dell'economia e, dall'altro, al riemergere di spinte inflattive sui prezzi delle commodities energetiche e degli input agricoli.
Nel complesso, la produzione di mele 2022 è stata di circa 380 mila tonnellate, in calo rispetto alle 413 mila dell'anno precedente.
Di contro, però, la stagione è abbastanza favorevole dal punto di vista climatico, il che ha favorito la qualità in termini di colore e calibri. Molto positiva la liquidazione delle ciliegie. Anche per i piccoli frutti si prefigura un buon livello di soddisfazione.
«L'anno è stato segnato da un'elevata qualità del prodotto e i mercati hanno risposto bene determinando un risultato positivo in termini di ricavi, ma la prudenza è d'obbligo» ha confermato il presidente del Consorzio Ernesto Seppi.
«A un buon fatturato, infatti, fanno da contraltare i costi che sono cresciuti notevolmente negli ultimi anni sotto la spinta dell'inflazione generale. Il fenomeno interessa tutta la catena e di questo dobbiamo necessariamente tenerne conto. Siamo consapevoli, del resto, di quanto l'incremento del costo di produzione penalizzi particolarmente gli stessi agricoltori chiamati a fronteggiare spese sempre più ingenti che impattano in ultima analisi sui margini di profitto».