In un anno alimentari su del 10.6%, i sindacati chiamano imprese e Provincia: nuove politiche dei redditi
Il carovita va messo in cima alle priorità della futura giunta di piazza Dante, sottolineano i segretari provinciali di Cgil, Cisl, Uil, Grosselli, Bezzi e Alotti. La corsa dei prezzi continua a preoccupare, elevato anche l’incremento dei costi legati alle bollette energetiche: la media annua evidenzia un balzo dell’11%.
ENERGIA Luce e gas: si passa al mercato libero, tutto quello che c’è da sapere
TRENTINO Carovita: le famiglie tagliano il 5% dei consumi di cibo
MISURE Il "trimestre anti inflazione"? Per i consumatori "un fallimento”
TRENTO. L'inflazione preoccupa ancora. In un anno il carrello della spesa, almeno per la parte dei generi alimentari, è cresciuto in Trentino del 10.6%. Ancora più elevato è stato l’incremento dei costi legati alle bollette: la media annua evidenzia un balzo in avanti dell’11%. In generale l’inflazione in un anno si è alzata del 6.6%.
È anche alla luce di questi dati, secondo i segretari provinciali di Cgil, Cisl, Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti, che va letta l’ultima statistica Ispat sull’andamento dei prezzi che registra ad ottobre un tasso di crescita dell’1.6%. “Indubbiamente la corsa dei prezzi sta rallentando. Non siamo, però, di fronte a nessun calo dell’inflazione. Si tratta piuttosto di una sorta di “illusione ottica”: oggi il tasso è più basso perché ad ottobre 2022 l’incremento dei prezzi aveva toccato il 10.8% in un mese.
L’unica realtà è che negli ultimi tre anni pensionati e lavoratori dipendenti, soprattutto con redditi bassi e medi, hanno visto andare in fumo due mensilità di reddito con un'inflazione cumulata in Trentino di oltre il 17%”. E’ per questa ragione che i sindacati continuano ad insistere sull’urgenza di avviare sia a livello locale sia nazionale una nuova stagione di rinnovi contrattuali.
“Come riportato dal report di Bankitalia, il 90% delle imprese è soddisfatta della propria redditività. Ciò significa che non ci sono più scuse. Per molti settori l’inflazione ha garantito incrementi dei profitti perché è stata scaricata sui consumatori finali. Pensiamo al turismo, alla ristorazione, ai servizi. Gli stessi settori dove i lavoratori e le lavoratrici attendono il rinnovo del contratto nazionale da 3 o 4 anni.
Questa situazione non è più tollerabile. In questo contesto di stretta salariale, la conferma per un anno del taglio del cuneo fiscale, che doveva servire ad aumentare il potere d'acquisto dei salari, non potrà garantire neppure il recupero dell'inflazione, con il paradosso che 10 miliardi di euro spesi dallo stato non eviteranno a molte famiglie di diventare più povere”.
E in attesa della definizione della nuova gGiunta provinciale Cgil, Cisl e Uil ribadiscono anche al presidente Fugatti l’urgenza di mettere in cima alle priorità di governo una politica dei redditi che ridia fiato alle famiglie. Per i sindacati bisogna intervenire sull'Icef indicizzando l'indicatore al costo reale della vita. Altrimenti di fatto la Provincia contribuisce ad impoverire famiglie con figli, disabili, anziani non autosufficienti e inquilini a canone sociale, proprio nel momento in cui è fondamentale sostenere il potere d'acquisto eroso dall'inflazione. Infine c'è il tema casa.
Considerato l'andamento degli affitti e l'aumento dei tassi di interesse e quindi dei mutui, serve garantire una politica abitativa che davvero tuteli le famiglie più deboli che non possono accedere al mercato immobiliare privato.
“Negli anni scorsi le nostre richieste sono rimaste inascoltate. Auspichiamo che con la nuova giunta si inauguri anche un nuovo metodo di lavoro basato sul confronto con le parti sociali”, concludono Grosselli, Bezzi e Alotti.