Musk vuole tagliare i costi: Tesla riduce i lavoratori del 10%
L'annuncio in una email ai dipendenti: obiettivo ridurre i costi e aumentare la produttività. Il provvedimento toccherà circa 14 mila persone impiegate dal gigante dell'auto elettrica
NEW YORK. Tesla taglia del 10% la propria forza lavoro a livello globale. Si tratta di circa 14 mila lavoratori. In una email ai dipendenti riportata dall'agenzia Bloomberg, Elon Musk spiega che l'iniziativa è dovuta in alcuni casi alla duplicazione dei ruoli ma soprattutto alla necessità di ridurre i costi.
"Mentre ci prepariamo alla prossima fase della nostra crescita, è estremamente importante guardare a ogni aspetto della società per ridurre i costi e aumentare la produttività", mette in evidenza Musk.
Il settore elettrico sta subendo una crescente concorrenza cinese.
L'aggressività dei costruttori cinesi che esportano modelli elettrici in Europa è fortemente sostenuta dalle sovvenzioni che il governo di Pechino riconosce ai grandi produttori di modelli elettrica, prima fra tutti Byd. Lo spiega in un accurato studio il Kiel Institute for the World Economy (ifW Kiel) in cui sono dettagliati i sussidi che la Cina eroga, all'interno del suo sistema industriale, a chi opera in settori delle tecnologie verdi come l'elettromobilità o l'energia eolica.
Il tutto con un moltiplicatore da tre a nove volte la cifra che altri Paesi dell'OCSE come gli Stati Uniti o la Germania spendono per i sussidi alle loro imprese. In particolare - si legge nello studio - il produttore di auto elettriche BYD riceve attualmente sussidi particolarmente elevati: nel 2020 ammontavano al corrispettivo di circa 220 milioni di euro e nel 2022 erano già saliti a 2,1 miliardi. Se si rapportano queste cifre alle vendite, spiega ifW Kiel, ciò corrisponde ad un aumento dell'incidenza dei sussidi diretti dall'1,1% del 2020 al 3,5% del 2022. BYD riceve anche molti più bonus di acquisto per le auto elettriche in Cina rispetto a tutti gli altri produttori nazionali come Gac e Geely o le marche - come Tesla e le jv di Volkswagen e Gm in Cina - che producono in quel Paese.
"La politica dei sussidi cinese - afferma afferma Dirk Dohse, direttore della ricerca presso IfW Kiel e coautore dello studio - è da anni un argomento centrale perché spesso l'industria europea non è più competitiva in termini di prezzi rispetto alla concorrenza cinese". "Ma senza la tecnologia sovvenzionata dalla Cina, anche i prodotti di cui la Germania ha bisogno per la trasformazione verde diventerebbero più costosi e scarsi". Il documento mostra che nel 2022 oltre il 99% delle società cinesi quotate ha ricevuto sussidi governativi diretti.
La Cina spesso li utilizza in modo mirato per portare le tecnologie chiave alla maturità e in combinazione con altre misure di sostegno - come l'accesso preferenziale alle materie prime essenziali, il trasferimento di tecnologia e il trattamento preferenziale negli appalti pubblici e nelle procedure amministrative - le aziende cinesi sono state in grado di espandersi molto rapidamente in molti settori della tecnologia verde, dominando non solo nel mercato interno ma sempre più anche in quello dell'Unione europea.