Agricoltura / Frutta

Il clima che cambia preoccupa gli agricoltori: maltempo estivo o caldo torrido, meno mele

Assomela fa il punto della produzione e delle scorte: le vendite vanno bene, anche grazie al tempo fresco, ma nei campi è una rivoluzione

TRENTO. Dopo le gelate tardive sofferte in aprile, il maltempo non ha dato tregua nelle principali aree di produzione di mele, portandosi dietro preoccupazioni per la qualità e affiancate al calo di produzione per la prossima stagione, soprattutto in Trentino Alto Adige.

Gli ostacoli climatici rappresentano un'ennesima sfida che il comparto melicolo italiano ed europeo stanno affrontando e sono stati al centro dell'ultima riunione della stagione del Comitato marketing di Assomela, il consorzio delle organizzazioni di produttori di mele italiani che rappresenta il 75% della produzione nazionale.

Assomela - si apprende da una nota - segue con interesse gli sviluppi post elettorali per capire chi saranno i futuri interlocutori a Bruxelles, nuovi o già conosciuti, con i quali affrontare importanti temi che vanno dalla razionalizzazione dell'uso dei prodotti fitosanitari, alla necessità di un coordinamento per l'utilizzo degli imballaggi, alle diverse situazioni di tensione a livello geopolitico, prima tra tutte la crisi sul Mar Rosso.

Per quanto riguarda le giacenze di mele italiane, al 1 giugno ammontano a 269.121 tonnellate, uno stock che rappresenta il 14% della produzione conferita nel 2023, in linea con quanto registrato nelle stagioni passate e con i piani di decumulo.

Le vendite di mele italiane per il mese di maggio a quota 178.200 tonnellate sono superiori del 3% rispetto alla media degli ultimi cinque anni, favorite dalle temperature non particolarmente primaverili di questo periodo.

Le vendite di Golden nel mese di maggio hanno superato del 19% le vendite dello stesso mese dello scorso anno. Il mercato delle varietà rosse e bicolori sta funzionando bene: sono estremamente bassi gli stocks per la Red Delicious, la cui giacenza è di 3.822 tonnellate, inferiore del 57% rispetto allo stock dello scorso anno.

Per le Granny Smith rimane in stock solo il 9% della produzione mentre le giacenze di Fuji sono quasi azzerate, con solo il 2% di quanto conferito rimasto in cella.

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