Perché dovreste chiedere un aumento di stipendio: nel 2023 l'inflazione si è mangiata tutto, i dati in Trentino
I numeri dell’Inps: nella nostra provincia tanto lavoro «povero» e salari più bassi sia verso il Nordest che verso Bolzano, quindi più vulnerabili all’erosione
TRENTO. Nel 2023 gli stipendi dei trentini sono aumentati, ma è aumentata di più l'inflazione, quindi siamo tutti più poveri. Ma non siamo tutti poveri alla stessa maniera: i livelli bassi sono più penalizzati dall'erosione del potere d'acquisto. Una dinamica di cui un po' si accorge chiunque a ogni carrello della spesa, ma che adesso è certificata dai numeri.
L'Inps ha reso noti i redditi da lavoro dipendente nel settore privato non agricolo per il 2023. E messi insieme a quelli sulle dinamiche occupazionali, ci dicono tre cose: in Trentino, appunto, gli aumenti salariali sono stati mangiati dall'inflazione; la dinamica è la stessa di altri territori, ma qui va peggio che altrove, perché già si parte da salari più bassi
Infine, se non cambia la rotta siamo desolatamente destinati a restare su questo trend, perché il lavoro che si produce da Salorno a Borghetto continua ad essere meno remunerato perché meno specializzato.
Basta dare un'occhiata alla dinamica occupazionale: nel 2023 i nuovi posti di lavoro in Trentino sono stati per oltre il 71% a basso livello di specializzazione e reddito. Nel Nordest è poco più che il 55%, in Alto Adige solo il 40% di nuove assunzioni rientra nella categoria operai.
Insomma, il dibattito pubblico è ormai d'accordo sul fatto che i redditi bassi sono uno dei problemi maggiori del Trentino. Ma allo stato attuale nulla fa pensare che il sistema economico abbia la forza di invertire il trend. Oppure, detta meglio: a tutto il 2023 non si è iniziato ad invertire questo trend.
L'inflazione. Partiamo con una buona notizia. Gli stipendi nel 2023 sono aumentati. Quanto? Dipende. L'aumento medio delle retribuzioni, tra il 2022 e il 2023, è stato del 4,07%, ma non per tutti è andata nello stesso modo. Il salario è cresciuto del 3,54% per gli operai - l'Inps in questa categoria mette non solo chi è in fabbrica, ma tutti i lavoratori che non siano impiegati, quindi cadono qui per esempio anche camerieri, o dipendenti degli hotel, per dare un'idea - del 4,45% per gli impiegati, 3,62% per i quadri, 5,40% per i dirigenti, 4,29%. Se però si calcola al netto dell'inflazione, come detto, c'è poco da festeggiare e si entra in territorio negativo.
Partendo da un'inflazione del 5,10% (l'indice Nic), significa che gli operai fanno segnare un -1,92%, gli impiegati -1,41%, i quadri -1,82%, i dirigenti -0,28%, gli apprendisti -2,08%. E questo calcolo per il solo 2023, tacendo l'inflazione 2022 che in Trentino, sempre restando all'indice Nic, ha fatto segnare un +9,4%.
I lavori a basso stipendio sono penalizzati per via dell'aumento più contenuto, ma non solo. Sono penalizzati anche per la dinamica con cui ha agito l'inflazione, che è stata più alta soprattutto su beni di prima necessità ed energetici ad uso familiari, il cui consumo non può facilmente esser ridotto.
Il confronto con Nordest e Bolzano. Qui viene confermata anche sul 2023 la dinamica per cui nel Nordest e più ancora in Alto Adige, gli stipendi sono più alti in ogni livello retributivo in cui si va a guardare: da noi lo stipendio medio lordo degli operai è di 18.109,71 euro (83,11 euro al giorno), il 15,19% in meno che in Alto Adige, con 20.860,04 (95,59 al giorno), e il 9,06% al giorno meno che nel Nordest 19.750,16 euro (+9,06%). Più o meno nello stesso modo va tra gli impiegati: 26.785,03 euro in Trentino (100,20 al giorno), che è il 14,85% in meno rispetto all'Alto Adige (30.763,42 euro, 117,61 euro), e il 6,51% sul Nordest (28.527,71 euro, 104,93 al giorno); i quadri del settore privato in provincia di Trento si fermano a 67.218,14 euro (223,24 al giorno), che è l'11,45% in meno sull'Alto Adige (74.917,25 euro, 251,68 al giorno), e il 2,76% in meno del Nordest (69.075,91 euro, 229,26 al giorno), ma differenze ancora maggiori sono sul livello dirigenziale: in Trentino la media è di 143.136,74 euro (482 al giorno), il 21,50% in meno rispetto all'Alto Adige (173.907.51 euro, 584,86 al giorno) e il 7,87% in meno rispetto al Nordest (154.402,34 euro, 516,60 al giorno). Pure gli apprendisti, altrove prendono di più: 13.810 euro in Trentino (65 al giorno), sono quasi quello che prendono in Alto Adige (13.864,93 euro, 61,87 al giorno), ma il 5,21% in meno del Nordest (14.529,47 euro, 63,84 al giorno).
È chiaro che, rispetto al Nordest, va fatta la tara di una dinamica peculiare nelle regioni turistiche: l'alto tasso di lavoratori stagionali che, avendo meno giornate lavorative, giocoforza hanno stipendi annuali più bassi. Ma se questo discorso può valere per il Nordest, non fila più per l'Alto Adige, che ha un'economia con le medesime vocazioni di Bolzano. E infatti anche guardando le retribuzioni giornaliere, il gap resta importante.
Insomma, se la corsa la facciamo con chi ci sta più vicino, anche perché ha un'economia più affine alla nostra, diciamo che non stiamo vincendo, Almeno per adesso.Occupazione sì ma di bassa qualità. Ma se il discorso è sempre lo stesso, cioè che altrove le aziende private (perché di questo parliamo) pagano meglio, il punto è capire se il trend nostro rispetto agli altri è destinato a migliorare o peggiorare. E viene da dire che non si migliora. Basta guardare la nuova occupazione che pure è stata generata nel 2023, sull'onda della crescita spinta dal post Covid.
Ecco, tutti sono cresciuti, come occupazione. Ma da noi sono aumentati soprattutto i posti a bassa retribuzione. Tra i nuovi occupati nel privato, in Trentino il 71,70% sono operai, il 27,28% impiegati, il 3,50% quadri e lo 0,50% dirigenti. In Alto Adige invece i nuovi assunti con qualifica di operaio sono il 40,09%, gli impiegati il 50,76%, i quadri il 4,09% i dirigenti lo 0,68%, mentre nel Nordest la dinamica occupazione è una via di mezzo: 55,80% operai, 33,46% impiegati, 6,24% quadri 0,25% dirigenti. Insomma e per concludere, se i salari dipendono anche dai livelli professionali, noi continuiamo ad aumentare le file di settori che faticheranno sempre a garantire alti livelli di salario.