Economia / Il nodo

Il caso: in Trentino c'è offerta di lavoro ma è sempre più difficile trovare lavoratori

Si fatica in particolare nella ristorazione ma anche nella ricerca di operai specializzati. Andrea De Zordo, presidente della Camera di commercio: «La difficoltà di reperimento della manodopera non accenna ad arrestarsi, sta mettendo a dura prova le nostre imprese e incide negativamente sull'organizzazione del lavoro e sulla produttività»

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TRENTO - Il lavoro ci sarebbe, ma non si trovano i lavoratori, in particolare nel comparto della ristorazione con 23.780 richieste e una difficoltà di reperimento del 62%. "I fabbisogni occupazionali delle imprese trentine, nel corso del 2024, hanno registrato un sensibile aumento", fa sapere la Camera di Commercio di Trento, che ha rilanciato i dati dell'indagine annuale del Progetto Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il ministero del lavoro e con l'Unione europea.

L'elaborazione da parte dell'ente camerale provinciale ha rilevato che lo scorso anno le previsioni di assunzione hanno raggiunto quota 81.430, in crescita di 800 unità (+1%) rispetto all'anno precedente. Se si considera il periodo pre-pandemia, l'aumento è significativo e sfiora il 16%.

La difficoltà di reperimento ha interessato il 56,5% delle assunzioni programmate delle imprese, un dato superiore rispetto a quello registrato a livello nazionale (47,8%) e in aumento di oltre 30 punti percentuali rispetto al 2019. La causa prevalente, informa la nota, è la "mancanza di candidati" (40,2%). La "preparazione inadeguata" ha inciso per il 12,1%.

Le maggiori criticità hanno riguardato gli operai specializzati (72,7%), i dirigenti e le professioni a elevata specializzazione (65,7%), le professioni tecniche (61,3%).

I problemi non sono mancati nemmeno per le professioni non qualificate (50,0%) e i conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili (52,2%).

Le professioni qualificate nelle attività commerciali e dei servizi (41,8%; 34.030 unità) sono rimaste quelle più richieste.

Anche in ambito contrattuale i dati non sono troppo diversi da quelli rilevati nel 2023. I contratti a tempo determinato hanno rappresentato il 70,9% delle entrate totali, mentre quelli a tempo indeterminato l'11,2% contro il 18,6% rilevato a livello nazionale. La forte discrepanza è legata al fenomeno turistico e alla sua stagionalità. Il diploma professionale è risultato ancora il titolo di studio più richiesto (47,0%), seguito dal diploma quinquennale (20,1%).

La laurea è considerata un requisito necessario per poter accedere al 9,3% delle potenziali posizioni aperte.

"La difficoltà di reperimento della manodopera - ha osservato Andrea De Zordo, presidente della Camera di commercio di Trento - non accenna ad arrestarsi, sta mettendo a dura prova le nostre imprese e incide negativamente non solo sull'organizzazione del lavoro, ma anche sulla produttività".

 

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