Credito / Fusioni

Banche, in regione 9 su 10 arrabbiati per la chiusura degli sportelli in periferia, la denuncia del sindacato Uilca

Sondaggio nazionale e dati locali: per otto intervistati su dieci «le alternative digitali non possono sostituire il rapporto personale»

TRENTO. La chiusura degli sportelli bancari, specialmente nei paesi e nelle valli, «riduce la propensione agli investimenti e contribuisce allo spopolamento dei piccoli centri», scrive il sindacato Uilca. Un problema che riguarda da vicino il Trentino Alto Adige, dove - come rivela il secondo Rapporto Uilca "Chiusura filiali? No, grazie, la sentiment analysis" - il tasso di insoddisfazione riguarda nove intervistati su dieci.

Del campione di 2.400 persone dell'indagine demoscopica condotta dall'Istituto di ricerca Lab il 21 gennaio, 500 sono state sentite fra Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna.

In Italia negli ultimi cinque anni, ogni mese sono stati chiusi 76 sportelli bancari: tra il 2019 e il 2024 se ne contano 4.557 filiali in meno.

Lo scorso anno le filiali bancarie sono scese sotto la soglia delle ventimila unità (19.755).

Il rapporto umano si conferma determinante per accedere ai servizi bancari: per otto su dieci le alternative digitali non possono sostituire il rapporto personale.

«Il risiko bancario in corso - lamenta il segretario generale Uilca Fulvio Furlan - può ridisegnare nuovi equilibri nel mondo finanziario e non solo. Crediamo che le aggregazioni bancarie, se devono esserci, debbano basarsi su una logica industriale di lungo periodo e non rispondere a motivazioni di natura politica o legate solo al profitto o agli interessi dei grandi azionisti. Resta prioritario salvaguardare e favorire l'occupazione, preservare il ruolo sociale della banca e la sua funzione per lo sviluppo del Paese».