Dai 1.100 euro di un giovane parroco ai 5.000 euro di un cardinale, gli stipendi nella Chiesa
Bergoglio ha rifiutato l'assegno di 2.500 euro mensili previsto per il capo della Chiesa. Secondo quanto filtra dal Vaticano, i 30.000 euro annui che rappresenterebbero l'indennità papale sono stati interamente reindirizzati verso iniziative benefiche, compresi i 200.000 euro recentemente destinati al progetto di reinserimento lavorativo nel carcere romano
ROMA. Il sistema retributivo ecclesiastico nasconde cifre sorprendenti e contrasti significativi. Mentre un cardinale può contare su emolumenti che raggiungono i 5.000 euro netti mensili, un giovane sacerdote di parrocchia deve accontentarsi di appena 1.100-1.300 euro. Una disparità economica che attraversa tutti i livelli della gerarchia cattolica.
Al centro dell'attenzione il caso unico di papa Francesco, che ha rifiutato l'assegno di 2.500 euro mensili previsto per il capo della Chiesa. Secondo quanto filtra dalle mura leonine, i 30.000 euro annui che rappresenterebbero l'indennità papale sono stati interamente reindirizzati verso iniziative benefiche, compresi i 200.000 euro recentemente destinati al progetto di reinserimento lavorativo nel carcere romano.
L'austerity post-pandemica ha imposto tagli consistenti anche ai vertici curiali. Prima del 2021, un cardinale di curia poteva contare su 5.500 euro mensili, mentre oggi gli emolumenti si sono ridotti di circa il 15%. Ciononostante, il valore effettivo del compenso risulta significativamente maggiorato da benefici accessori quantificabili in 1.800-2.200 euro mensili tra alloggi e servizi.
I 3.016 euro netti mediamente percepiti da un vescovo rappresentano la fascia intermedia di questa scala economica, mentre i religiosi appartenenti a ordini monastici si collocano al di fuori del sistema stipendiale tradizionale, con rare eccezioni per incarichi specifici che possono prevedere compensi intorno ai 900-1.000 euro.
Particolarmente significativa l'evoluzione delle politiche economiche vaticane negli ultimi anni, con tagli progressivi che hanno ridotto del 27% gli stipendi d'oro della vecchia guardia curiale, passando da una media di 4.800 euro nel 2018 agli attuali 3.500 per i funzionari di livello superiore.