Malfatti: la guerra, l'impegno Al Mart il nuovo progetto musicale

di Fabio De Santi

Un progetto di Cesare Malfatti,  liberamente ispirato a Valeriano Malfatti, suo antenato che fu sindaco di Rovereto negli anni precedenti alla Grande Guerra e durante il delicato passaggio del Trentino dal territorio austriaco a quello italiano. È quello proposto da Cesare Malfatti - artista noto anche per aver fatto parte dei La Crus gruppo imprescindibile del rock italiano degli anni ’90 - nel cd «La storia è adesso» che uscirà il 12 dicembre per l’etichetta bolzanina Riff Records.

Un lavoro che verrà presentato in anteprima nel concerto di venerdì 9 novembre, alle 21, al Mart di Rovereto nell’ambito degli eventi per il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale. Come ci racconta in questa intervista Cesare Malfatti, la biografia del suo avo diventa occasione per parlare di confine, di prigionia, di impegno politico e sociale e di cambiamento.

Malfatti, da quali esigenze artistiche è nato questo progetto?

Tutto si è sviluppato da un incontro che ho avuto a Rovereto, città d’origine del mio babbo, con il direttore del Mart Gianfranco Maraniello. In realtà ero andato al Mart per proporre un progetto legato ad un mio disco precedente ma in quel frangente è emersa la storia, che conoscevo solo in parte, legata a Valeriano Malfatti il fratello di un mio bisnonno.



Una figura importante per la storia della Città delle Quercia.

Ho scoperto solo in un secondo tempo la statura di questo personaggio che è stato sindaco di Rovereto per quarant’ anni. Questo mi ha spinto ad un ricerca per conoscere meglio non solo la sua figura, ma anche il periodo storico in cui ha operato, l’evacuazione della città, la prossimità di Rovereto al confine italiano. Mio nonno era nato quando la città era austriaca e la sua storia si lega anche alla fine della Grande Guerra di cui quest’anno ricorre il centenario. Una data importante anche per la mia famiglia perché Valeriano Malfatti aveva gestito l’evacuazione ed era stato accusato di irredentismo e per questo rinchiuso in un campo di internamento.

Cosa l’ha affascinata di più di questo suo avo ?

Mi ha stupito il fatto che fosse una persona che aveva dedicato tutta la sua vita alla politica e al bene pubblico: non si era sposato, non aveva avuto figli ed aveva gestito anche la famiglia del mio bisnonno che era mancato molto presto. Lui in concomitanza della Prima guerra mondiale aveva consigliato a mio nonno di non rimanere a Rovereto ma di andare a studiare all’estero. A parte questo, è stata una persona che si è dedicata molto alla comunità della sua città.

Quale dimensione sonora hanno i quindici pezzi del cd intrecciati anche alle registrazioni con le Macchine Intonarumori inventate nel 1903 dal futurista Russolo?

In questo lavoro ci sono le Macchine Intonarumori che si studiavano proprio negli anni di Valeriano Malfatti. A quelle macchine era legata una mia vecchissima passione che per un po’ avevo trascurato e quando al Mart ho trovato quattro di queste macchine le ho usate per le registrazioni inserendo anche diversi campionamenti. Musicalmente i brani del disco vedono la presenza di questi “rumori intonati”.

Tante le collaborazioni nei testi.

Io ho composto le musiche ma ho affidato la stesura dei testi a vari autori ed amici del panorama sonoro italiano come Alessandro Cremonesi che era mio socio nei La Crus, Luca Gemma Antonio di Martino e Luca Morino dei Mau Mau per citarne alcuni. Partendo dalla mia ricerca storica ho trasmesso ad ogni autore ben quaranta provini musicali dai quali loro hanno poi scelto la canzone su cui plasmare il testo. Questa credo sia stata una cosa bella perché questi autori hanno avuto l’idea di focalizzarsi su un particolare argomento di questa storia piuttosto complessa. Quando mi è arrivato il testo, io l’ho cantato, ho chiuso gli arrangiamenti e ho disposto la scaletta delle canzoni in un ordine cronologico per creare un vero e proprio filo narrativo.


Fra le voci anche quella di Giuliano Lott musicista roveretano.

Nel corso della mia ricerca ho scoperto che Gustavo Chiesa, il padre del noto irredentista Damiano Chiesa, era stato rinchiuso nel campo di prigionia di Katzenau, proprio insieme a Malfatti. In quel frangente Chiesa aveva composto alcuni sonetti in dialetto trentino e due di questi erano dedicati a Malfatti stesso. Io li ho fatti leggere a Giuliano Lott che li ha trasformati con la sua voce intrecciata proprio con le macchine intonarumori. Insieme al fratello di Giuliano, Nicola Lott, ho invece prodotto il primo videoclip tratto dal cd che uscirà il 7 novembre e che nelle immagini è legato al tema della Grande Guerra.

Cosa le manca di più degli anni ‘90 degli anni con i La Crus?

Non ho nostalgie particolari perché per me non sono poi così lontani: io musicalmente mi ci ritrovo sempre anche per esempio con questo utilizzo della macchina intonarumori che mi lega molto ai La Crus. Il mio modo di arrangiare e fare musica e legato a quel periodo così intenso e creativo.

A quale performance allora assisteremo venerdì prossimo al Mart?

Sarà un’esecuzione integrale di tutto il disco che mi vedrà al fianco di Chiara Castello, una musicista con la quale collaboro da tanto tempo ed è anche la voce femminile che si sente in diversi passaggi del cd. Sarà un concerto molto umanizzato, più minimale rispetto alla registrazione in studio. Sarà anche molto intenso perché questo è un disco che per me ha un valore speciale perché legato sia alla mia famiglia sia ad un certo modo di sentire e vivere la musica.

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