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++ Consiglio d'Europa,Italia studi razzismo tra forze Polizia ++

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Ft, Lagarde ha discusso uscita da Bce per World economic forum

Rivelazione di Schwab. Portavoce Bce: 'è impegnata sul mandato'

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Animali

In Slovenia autorizzato l'abbattimento di 206 orsi

Secondo le stime del monitoraggio genetico, che viene eseguito ogni 8 anni, l'abbattimento rappresenterebbe il 30 percento della popolazione stimata di orsi. L'Ente forestale sloveno ha riferito che alla fine del 2023 si stimava che in Slovenia ci fossero 737 orsi.

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"Aggravate le preoccupazioni" sullo stato di diritto in Ungheria

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Trump, l'Ue vuole un incontro per trattare sui dazi

'Spero che Europa e Cina si aprano al commercio con gli Usa'

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Meloni, l'Ue rimuova i dazi interni che si è autoimposta

"Non sono più sostenibili, su beni e servizi"

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Meloni, il dialogo Usa-Ue sia più politico che burocratico

"L'Italia lo sta facilitando e va portato avanti"

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A maggio risale sentimento economico in Eurozona e in Ue

In ripresa anche indicatore aspettative di occupazione

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Patenti, l'Italia massacra i cittadini: 133 euro contro i 25 della Germania

Anche per le carte d'identità elettroniche l'Italia non si smentisce: 22,20 euro contro i 12 della Spagna e la gratuità totale francese. Solo la Germania ci supera con 37 euro, ma applica sconti sostanziosi ai giovani under 24

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Uil, nel 2021-2027 speso solo il 5% dei fondi strutturali Ue

Studio, su 74,9 miliardi programmati solo il 18%

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Europa

Albania, nel segno della Ue la netta vittoria elettorale del premier socialista Edi Rama

ROMA - Le elezioni politiche in Albania si sono svolte nel segno dell'Europa. La scelta del premier socialista Edi Rama, di puntare sull'adesione del Paese all'Ue entro il 2030, sembra sia stata quella giusta. Dai primi exit poll diffusi dai media Rama è risultato il vincitore assoluto: nel suo quarto mandato di fila, un record mai registrato, il premier avrebbe ottenuto 79 dei 140 seggi nel prossimo parlamento, 5 in più rispetto all'attuale mandato. 

L'opposizione di centrodestra guidata da Sali Berisha, che sventolava la bandiera europea, indossando invece un cappello da baseball, alla Trump, si sarebbe fermata invece a soli 54 seggi. Mentre i seggi rimanenti appaiono suddivisi tra il Partito socialdemocratico, vicino a Rama, ed il nuovo partito Mundesia, fondato da Agron Shehaj, imprenditore e attuale deputato del centrodestra, che aveva abbandonato il partito di Berisha.

A contendersi un seggio a testa, l'ex leader del centrodestra Lulzim Basha, anche lui con una nuova formazione politica, e Il Movimento Insieme, del docente universitario Arlind Qorri. L'exit poll ha confermato i numerosi sondaggi condotti nell'ultimo mese, che avevano sempre dato il premier favorito. Lo stesso Rama, a pochi giorni dal voto aveva pubblicamente scommesso sul fatto che il suo partito avrebbe ottenuto un minimo di 78 seggi ed un massimo di 88. Abbastanza da avere la maggioranza assoluta in aula. 

I dati non ancora definitivi sull'affluenza al voto hanno mostrato un calo rispetto alle politiche del 2021. Dei 3,7 milioni di elettori chiamati alle urne, a votare sarebbe stato poco più del 41 per cento. C'è da considerare inoltre che il numero complessivo degli elettori includeva anche circa 1,8 milioni albanesi della diaspora, dei quali solo 246mila si erano iscritti al voto. Di essi, circa 192mila elettori (quasi il 5 per cento degli aventi diritto) hanno votato. 

Le elezioni si sono svolte tranquillamente, seppur con isolati incidenti. Ma come è spesso accaduto anche nelle precedenti consultazioni, l'opposizione ha accusato brogli e compravendita di voti. E in questa occasione almeno 7 persone sono state arrestate perché sorprese a fotografare la scheda. 

Nelle ultime settimane invece sono state avviate decine di inchieste da parte della procura distrettuale e della procura speciale contro la criminalità organizzata e la corruzione, per presunti casi di abusi. L'ambasciatore della delegazione europea a Tirana, nella giornata del voto, ha visitato Durazzo e Fier: "Aree - ha spiegato - in cui ci sono stati sospetti di legami fra politica e criminalità".

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Montenegro: presidenziali, Djukanovic tra favoriti

(ANSA) - BELGRADO, 19 MAR - In Montenegro si vota oggi fino alle 20:00 (stessa ora italiana) per le elezioni presidenziali, le quarte dalla proclamazione di indipendenza nel 2006. I candidati in lizza sono sette, compreso il presidente uscente e leader del Partito democratico dei socialisti (Dps) Milo Djukanovic, che aspira a un nuovo mandato. Se nessuno dei candidati otterrà la maggioranza del 50% dei voti espressi, si terrà un ballottaggio il 2 aprile fra i due candidati più votati. Stando ai sondaggi della vigilia, difficilmente il nome del vincitore finale uscirà oggi, ed è molto probabile che si andrà a un secondo turno fra due settimane, per il quale favoriti vengono dati Djukanovic e Andrija Mandic, candidato del Fronte Democratico, un cartello politico filoserbo e in opposizione all'attuale governo. Decano della politica montenegrina, Djukanovic è alla guida del Paese ex jugoslavo da oltre trent'anni, alternandosi nella carica di presidente e in quella di premier. Gli altri cinque candidati in lizza sono Aleksa Becic (I Democratici), Goran Danilovic (Montenegro Unito), Jakov Milatovic (Movimento Europa ora), Draginja Vuksanovic Stankovic (Partito socialdemocratico), Jovan Jodzir Radulovic (noto influencer). Gli elettori sono poco più di 540 mila, su una popolazione di appena 620 mila abitanti. A monitorare le operazioni di voto sono gruppi di osservatori nazionali e internazionali, compresa una delegazione del Parlamento europeo guidata dal croato Tonino Picula, relatore all'Europarlamento sul Montenegro. Il voto odierno si tiene in una situazione di profonda e persistente instabilità politica e istituzionale, che dura dalle ultime elezioni parlamentari dell'agosto del 2020, quando il partito di Djukanovic (Dps) fu sconfitto per la prima volta in quasi trent'anni di potere ininterrotto. Da allora si sono succeduti governi deboli e instabili, incapaci di formare una maggioranza solida in grado di proseguire il corso di riforme. Cosa questa che ha causato un forte rallentamento del percorso di integrazione europea del piccolo Paese balcanico. Indipendente dal 2006, quando con un referendum si staccò pacificamente da una Unione con la Serbia, il Montenegro è impegnato da un decennio nel negoziato di adesione alla Ue, e nel 2017 ha aderito alla Nato, nonostante la forte opposizione della Russia. (ANSA).

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