A Ancona Pietra d'inciampo per Clara Sereno,ricordata da Eichman
(ANSA) - ANCONA, 25 GEN - Scoperta ad Ancona, in occasione del Giorno della Memoria, una Pietra d'inciampo per Clara Sereno, nata in città nel 1911, arrestata a Roma il 16 ottobre 1943 durante il rastrellamento del ghetto ebraico, e poi deportata e assassinata. L'installazione, dell'artista Gunther Demnig, si trova in corso Cavour, dove abitò la famiglia Sereno (i genitori e cinque figli, Clara era l'ultima) prima di trasferirsi a Roma. Secondo Dario Biocca, docente di Storia Contemporanea all'Università di Perugia, intervenuto oggi per ricordarla in rappresentanza della famiglia, "il suo nome fu citato nel processo di Gerusalemme ad Adolf Eichmann", il 'ragioniere' dell'Olocausto, che pianificò l'organizzazione dei campi di sterminio, i trasferimenti delle vittime e la loro soppressione. Processo aperto nel 1961 e concluso con l'esecuzione della condanna a morte dell'ex SS-Obersturmbannführer, per crimini contro l'umanità, crimini contro il popolo ebraico e crimini di guerra. "Eichmann è stato responsabile della morte di milioni di ebrei - ha raccontato Biocca -, eppure quando il pubblico ministero Gabriel Bach gli chiese 'perché avete arrestato Clara Sereno'?, si ricordava di lei e rispose che avevano bisogno di alcune informazioni, ma da lei non avevano saputo nulla. Non ci sono tracce nel suo arrivo in nessuno dei campi di sterminio. Non si sa che fine abbia fatto". I Sereno "erano una famiglia divisa in due: un fratello di Clara iscritto al Partito Nazionale Fascista, altri due emigrati negli Usa e entrati nei servizi di informazione statunitensi". Forse, è l'ipotesi a cui sta lavorando Biocca, è per questo che Eichmann si ricordava di Clara. Il docente ha citato il massacro degli ebrei a Babi Yar in Ucraina nel 1941 e la vicenda di Shani Louk, la ragazza rapita da Hamas il 7 ottobre e uccisa: "abbiamo avuto due generazioni di pace, pensavano che l'antisemitismo fosse finito, ma non è così". Quattro le Pietre d'inciampo inaugurate oggi ad Ancona: due per deportati ebrei, una per un antifascista e una per un Imi (Internato militare italiano), portano a 27 il numero totale delle installazioni in città. (ANSA).