'Annientare' di Michel Houellebecq, il libro finale
(Elisabetta Stefanelli) (ANSA) - ROMA, 30 DIC - MICHEL HOUELLEBECQ, 'ANNIENTARE' (La Nave di Teseo, pag. 743, Euro 23,00. Traduzione di Milena Zemira Ciccimarra). Parlando di 'Annientare' all'ultimo Salone del Libro di Torino Michel Houellebecq aveva detto sole poche parole: ''È troppo complicato dire di cosa parla. Sara' un libro deprimente". A dire la verità più che un libro deprimente, questo splendido romanzo appena tradotto da Milena Zemira Ciccimarra (sempre grazie ai traduttori e al loro lavoro) per La Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi, e in libreria dal 7 gennaio, sembra un capolavoro finale. Lo leggiamo in anteprima seguendo le rigide regole di embargo che impongono di poterne parlare solo dal 30 dicembre - anche qui la fine dell'anno - e che pure sono state violate in Francia dove circolavano copie pirata proprio attraverso quella rete Internet che è uno dei ''demoni'' del racconto. I personaggi che lo popolano, consapevolmente o inconsapevolmente, fanno i conti con la morte. Forse l'autore stesso è giunto in qualche modo al suo momento finale e non ne fa mistero: ''sono giunto ad una conclusione positiva: è il momento di fermarmi'', scrive in chiusura del libro. Qui la morte è attesa, prematura, portata dentro come un dono, inseguita, imposta. Sono, anzi siamo, tutti ''nel braccio della morte'' che attanaglia, forse fino ad annientare appunto, la nostra quotidianità. Un grande romanzo di attualità, ovviamente distopico nello sguardo su quel futuro prossimo appena dietro l'angolo apparentemente lontanissimo eppure tutti i segni sono già qui tra di noi, a cui questo grande scrittore ci ha abituato con il suo stile lucidamente spietato. 'Annientare' è il capitolo finale di una società così fluida da trovare un senso solo appunto nel momento in cui si conclude. Gli ingredienti ci sono tutti in una trama, e qui Houellebecq ha ragione, troppo complicata da raccontare anche perché intrisa di misteri e di mistificazioni, di colpi di scena, di drammi e anche di grandi, silenti, felicità. Il romanzo di un'umanità dolorante che non ''riusciva semplicemente più a entrare in contatto e a compiere i gesti essenziali, quelli che permettono alla specie umana di riprodursi, quelli che ci permettono anche, a volte, di essere 'felici'''. Tutto accade nell'arco di un anno. Siamo tra novembre e dicembre, si festeggia il Natale e il Capodanno del 2027 e si arriva fino a fine ottobre. Giusto un anno per seguire la vita di pochi personaggi che si intrecciano, Paul Raison in primo luogo, assistente, anzi confidente, del ministro dell'Economia e delle Finanze francese, Bruno Juge, poi impegnato in una spietata quanto surreale campagna elettorale, in cui lo scrittore non risparmia nessuno. Paul è figlio di Edouard, un misterioso funzionario che ha un peso determinante nella sua vita e nel libro, e cerca di fare chiarezza in una serie di criptici messaggi che prima compaiono su Internet, poi via via entreranno a scombinare violentemente la vita del paese. Anzi forse del mondo in un continuo senso di pericolo globale. Non ci sono temi che si affacciano nel dibattito contemporaneo che lo scrittore non affronti. E qui Houellebecq dedica anche un piccolo pensiero all'Italia: ''da alcuni anni - scrive - i barconi dei migranti africani diretti in Europa avevano rinunciato a raggiungere la Sicilia, poiché l'attracco era reso impossibile dalle barche della marina militare italiana''. Vita pubblica, che poi è essenzialmente politica, e vita privata, che poi è essenzialmente erotica, corrono ancora una volta parallele nelle pagine di Houellebecq, nella ricerca di un momento di felicità perduta che fugacemente appartiene ad entrambe le forme di espressione più alte dell'homo sapiens. ''Amore non è esattamente un mestiere ma anche il mestiere è necessario'', così come la passione per la musica (i Nirvana e i Radiohead) o il cinema (Matrix o Il signore degli Anelli), che tanto caratterizzano i personaggi. Schegge di sentimenti - amorosi, familiari, amicali - in una devastazione collettiva in cui Internet ha per lo scrittore un peso determinante e non a caso il terrore corre sulla rete: ''La cosa peggiore era che se l'obiettivo dei terroristi era quello di annientare il mondo come lui lo conosceva, di annientare il mondo 'moderno', non poteva dargli affatto torto''. Eppure, anche questa, è in fondo una forma d'amore. (ANSA).