Carolina Capria, 'non stiamo combattendo cultura della violenza'

(ANSA) - ROMA, 24 NOV - Da sei anni Carolina Capria, che è una scrittrice e sceneggiatrice, racconta sui social la letteratura femminile, ossia quella scritta da donne, attraverso il progetto 'L'ha scritto una femmina'. Lo fa per amore dei libri, ma anche perché è "convinta che finché non attribuiremo alla voce delle donne lo stesso valore che ha quella degli uomini, sarà difficile combattere le discriminazioni e la violenza". Lo spiega all'ANSA alla vigilia del 25 novembre e a qualche settimana dalla pubblicazione della sua ultima fatica, 'Maestre. Disobbedire e ascoltare se stesse grazie a cinque scrittrici', in uscita il 14 gennaio prossimo per HarperCollins. Un'opera che, da Jane Austen a Goliarda Sapienza, ricerca tra le pagine di alcune grandi autrici delle maestre o "voci amiche", come ci rivela. "Dal punto di vista culturale, l'opera delle donne è stata cancellata o oscurata - riflette - solo in tempi recenti si sta cominciando a dare risalto al contributo che centinaia di donne hanno dato alla scienza, all'arte, alla letteratura, alla medicina". Insomma, "la voce delle donne deve avere spazio - continua -, spazio che le spetta". Avvicinandoci a una data importante come la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, bisogna riflettere su ciò che non è ancora stato fatto. Secondo l'autrice e divulgatrice "non ci stiamo occupando, almeno a livello istituzionale, di combattere la cultura della quale la violenza di genere è espressione. Bisognerebbe partire dall'educazione che bambine e bambini". Esistono dei testi che cercano di guidare la sensibilità dei più giovani, alcuni dei quali portano la firma proprio di Carolina Capria, come per i due volumi di 'Femmina non è una parolaccia' (Marietti Junior) e 'Io dico no agli stereotipi. 10 parole per capire il mondo' (Mondadori). "Quello che ho capito in tanti anni di lavoro è che parlare con bambine e bambini di alcuni temi è molto semplice, quasi naturale - racconta - non possiedono le sovrastrutture che portano gli adulti a reiterare alcuni comportamenti credendoli corretti. Il concetto di consenso, per esempio, per i bambini è di facilissima intuizione". (ANSA).